Roma, inizi di marzo del 44 a.C. Gaio Giulio Cesare, il Pontifex Maximus e dittatore perpetuo che ha assoggettato il mondo alla legge romana, è un uomo di cinquantasei anni, solo in apparenza nel pieno della sua prestanza fisica e psichica. In realtà è stanco e malato per le tante battaglie affrontate, come una belva fiaccata e rinchiusa nella gabbia dei propri incubi spaventosi, intrisi del sangue che macchiava i campi di battaglia da lui calcati. La missione di cui si sente investito - chiudere la sanguinosa stagione delle guerre fratricide, riconciliare le fazioni, salvare il mondo e la civiltà di Roma - vacilla paurosamente sotto i colpi martellanti e subdoli dei complotti di palazzo, orditi da chi vede in lui il tiranno efferato, colpevole, dopo lo strappo del Rubicone, di aver messo per sempre fine alla libertà della repubblica. La congiura incalza implacabile, portata avanti da Marco Giunio Bruto e da Cassio Longino, entrambi insospettabili amici di Cesare e mentre Publio Sestio Baculo, il più fedele legionario di Cesare, compagno di mille battaglie, si lancia lungo le strade che portano a Roma in una spasmodica corsa contro il tempo per tentare di salvargli la vita, vanno in fumo uno dopo l'altro anche gli sforzi delle persone che gli sono care per cambiare il destino di Cesare e, quindi, del mondo conosciuto. I presagi, tra i quali quello della moglie Calpurnia, si compiranno, le Idi di marzo arriveranno implacabili e segneranno l'inizio di una nuova era di guerre civili devastanti.