Il re dei giochi
  • 9788838924798
  • Sellerio Editore Palermo (collana La memoria)
  • 2010

Il re dei giochi

di Malvaldi Marco

Ritornano i quattro vecchietti detective del BarLume di Pineta, con il nipote Massimo il "barrista" e la brava banconista Tiziana. Dopo "La briscola in cinque" e "Il gioco delle tre carte", con "Il re dei giochi" si può dire che ora siamo alla serie, sia per la caratterizzazione ben sagomata e viva di ciascun personaggio che lo rende familiare, sia per il brio naturale con cui, come un meccanismo ben avviato, funziona l'eccentrico amalgama che struttura le storie. "Re dei giochi" è il biliardo nuovo all'italiana giunto al BarLume. Ampelio il nonno, Aldo l'intellettuale, il Rimediotti pensionato di destra, e il Del Tacca del Comune (per distinguerlo da altri tre Del Tacca) vi si sono accampati e da lì sezionano con geometrica esattezza gli ultimi fatti di Pineta. Tra cui il terribile incidente della statale. È morto un ragazzino e sua madre è in coma profondo. Sono gli eredi di un ricchissimo costruttore. La madre è anche la segretaria di un uomo politico impegnato nella campagna elettorale. Non sembra un delitto. Manca il movente e pure l'occasione. "Anche quest'anno sembrava d'aver trovato un bell'omicidio per passare il tempo e loro vengono a rovinarti tutto". Ma la donna muore in ospedale, uccisa in modo maldestro. E sulle iperboliche ma sapienti maldicenze dei quattro ottuagenari cala, come una mente ordinatrice, l'intuizione logica del "barrista", investigatore per amor di pace. da http://www.ibs.it/code/9788838924798/malvaldi-marco/dei-giochi.html


Acquista su Amazon.it
Acquista su ibs.it

Commenti (3)

31/01/2012 - brontolo
utente
Se carcate una lettura piacevole ,intrigante e divertente, beh l'avete trovata. Malvaldi ha una scrittura leggera,scorrevole piena di ironia,sagacia e sarcasmo:difficilmente riuscirete a leggere una pagina senza almeno sorridere una volta. I suoi personaggi sono assolutamente esilaranti e accattivanti senza essere delle macchiette. Il BarLume, già la scelta del nome meriterebbe una nota di merito, è il centro nevralgico della vita del paese, dove 4 ottuagenari assolutamente strepitosi commentano , escogitano,tramano e si impicciano degli affari degli altri, coinvolgendo suo malgrado, o forse no, il nipote, titolare del bar, matematico datosi alla ristorazione, un po' cinico ma in fondo complice della" banda dei nonni." Il giallo viene risolto tra una chiacchiera e un pettegolezzo intorno al tavolo da biliardo. Come dice l'autore " Inps dixit".

Leggi la recensione

27/02/2012 - Gino
utente
Dopo "La briscola in cinque" e "Il gioco delle tre carte", “Il re dei giochi” ha ancora per protagonisti il proprietario e gli avventori abituali del BarLume, nel paese vicino Pisa detto Pineta, dove avvengono vicende che non hanno a che fare con la realtà, ma sono più che verosimili e nelle quali l’autore mette tutto il male, la faciloneria, la superficialità, l’arroganza che è così tipica dei tempi che viviamo, il tutto mescolato sapientemente con l’ironia, il sarcasmo e la supponenza dei toscani, che tra bestemmie e forme dialettali colorite primeggiano in Italia. Massimo Viviani è un trentenne laureato, separato, colto, intelligente e perspicace; non ha trovato di meglio che metter su un bar in paese, e come barista ha assunto Tiziana, bella e procace, fidanzatissima. Quattro quasi ottuagenari, tra cui Ampelio, nonno di massimo, tra una partita di biliardo e l’altra, tra un amaro Averna e un chinotto, si divertono a curiosare tra i fatti più segreti dei loro concittadini e scoprono che un recente incidente di macchina, avvenuto sull’Aurelia poche ore prima, è davvero misterioso. Confrontando le notizie con una foto pubblicata sul giornale locale, avvertono una strana incongruenza, un anacronismo, e si mettono ad investigare se quello che immaginano non sia un semplice incidente; Marina e suo figlio Giacomo muoiono a poche ore di distanza, ma i legami con un candidato al seggio in Senato, liberatosi improvvisamente per la morte del titolare, insospettiscono lo stesso ispettore di polizia... Insomma la trama del giallo c’è tutta, le indagini svolte privatamente dai frequentatori del bar rischiano di farli incriminare, ma il finale, del tutto imprevedibile, darà ragione al detective Massimo. Da precisare non è il mio preferito tra i tre anzi ho trovato Malvaldi un po’ sottotono. “Oltre a questo, la religione non mi piace perchè non è liberataria. Il motto della religione cattolica è «non fare al prossimo quello che non vorresti fosse fatto a te», che però spesso diventa «tratta gli altri secondo i tuoi parametri di giudizio»- continuò Massimo servendo il caffè ad Ampelio. - Quindi, estremizzando, ti importa una sega di quello che pensano gli altri: quello che va bene a te deve andare bene anche a loro... “ “Non sono mica il Messia, io, o il Papa. Sono un barrista. Tu però sei libero di andare in un altro bar. Non è che io ti seguo e ti impedisco di prendere il caffè in altri bar, o a casa tua. Ti rompo i coglioni, perchè vai contro la mia convinzione che prendere il cappuccino dopo mezzogiorno sia da procarioti, ma non ti impedisco di fare nulla. Invece, se sono cattolico e ritengo, ad esempio, che la fecondazione eterologa sia peccato, casa faccio? Invito la gente a non andare a votare al referendum, così per quella che è una mia convinzione tu non puoi fare la fecondazione eterologa. E' l'equivalente di seguirti a casa e impedirti di prendere il caffè. Interagisco con la tua libertà, o no?”

Leggi la recensione

29/02/2012 - Gino
utente
Dopo "La briscola in cinque" e "Il gioco delle tre carte", “Il re dei giochi” ha ancora per protagonisti il proprietario e gli avventori abituali del BarLume, nel paese vicino Pisa detto Pineta, dove avvengono vicende che non hanno a che fare con la realtà, ma sono più che verosimili e nelle quali l’autore mette tutto il male, la faciloneria, la superficialità, l’arroganza che è così tipica dei tempi che viviamo, il tutto mescolato sapientemente con l’ironia, il sarcasmo e la supponenza dei toscani, che tra bestemmie e forme dialettali colorite primeggiano in Italia. Massimo Viviani è un trentenne laureato, separato, colto, intelligente e perspicace; non ha trovato di meglio che metter su un bar in paese, e come barista ha assunto Tiziana, bella e procace, fidanzatissima. Quattro quasi ottuagenari, tra cui Ampelio, nonno di massimo, tra una partita di biliardo e l’altra, tra un amaro Averna e un chinotto, si divertono a curiosare tra i fatti più segreti dei loro concittadini e scoprono che un recente incidente di macchina, avvenuto sull’Aurelia poche ore prima, è davvero misterioso. Confrontando le notizie con una foto pubblicata sul giornale locale, avvertono una strana incongruenza, un anacronismo, e si mettono ad investigare se quello che immaginano non sia un semplice incidente; Marina e suo figlio Giacomo muoiono a poche ore di distanza, ma i legami con un candidato al seggio in Senato, liberatosi improvvisamente per la morte del titolare, insospettiscono lo stesso ispettore di polizia... Insomma la trama del giallo c’è tutta, le indagini svolte privatamente dai frequentatori del bar rischiano di farli incriminare, ma il finale, del tutto imprevedibile, darà ragione al detective Massimo. Da precisare non è il mio preferito tra i tre anzi ho trovato Malvaldi un po’ sottotono. “Oltre a questo, la religione non mi piace perchè non è liberataria. Il motto della religione cattolica è «non fare al prossimo quello che non vorresti fosse fatto a te», che però spesso diventa «tratta gli altri secondo i tuoi parametri di giudizio»- continuò Massimo servendo il caffè ad Ampelio. - Quindi, estremizzando, ti importa una sega di quello che pensano gli altri: quello che va bene a te deve andare bene anche a loro... “ “Non sono mica il Messia, io, o il Papa. Sono un barrista. Tu però sei libero di andare in un altro bar. Non è che io ti seguo e ti impedisco di prendere il caffè in altri bar, o a casa tua. Ti rompo i coglioni, perchè vai contro la mia convinzione che prendere il cappuccino dopo mezzogiorno sia da procarioti, ma non ti impedisco di fare nulla. Invece, se sono cattolico e ritengo, ad esempio, che la fecondazione eterologa sia peccato, casa faccio? Invito la gente a non andare a votare al referendum, così per quella che è una mia convinzione tu non puoi fare la fecondazione eterologa. E' l'equivalente di seguirti a casa e impedirti di prendere il caffè. Interagisco con la tua libertà, o no?”

Leggi la recensione