Il re dei giochi)
Letteratura italiana

Il re dei giochi, recensito da Gino

Dopo "La briscola in cinque" e "Il gioco delle tre carte", “Il re dei giochi” ha ancora per protagonisti il proprietario e gli avventori abituali del BarLume, nel paese vicino Pisa detto Pineta, dove avvengono vicende che non hanno a che fare con la realtà, ma sono più che verosimili e nelle quali l’autore mette tutto il male, la faciloneria, la superficialità, l’arroganza che è così tipica dei tempi che viviamo, il tutto mescolato sapientemente con l’ironia, il sarcasmo e la supponenza dei toscani, che tra bestemmie e forme dialettali colorite primeggiano in Italia. Massimo Viviani è un trentenne laureato, separato, colto, intelligente e perspicace; non ha trovato di meglio che metter su un bar in paese, e come barista ha assunto Tiziana, bella e procace, fidanzatissima. Quattro quasi ottuagenari, tra cui Ampelio, nonno di massimo, tra una partita di biliardo e l’altra, tra un amaro Averna e un chinotto, si divertono a curiosare tra i fatti più segreti dei loro concittadini e scoprono che un recente incidente di macchina, avvenuto sull’Aurelia poche ore prima, è davvero misterioso. Confrontando le notizie con una foto pubblicata sul giornale locale, avvertono una strana incongruenza, un anacronismo, e si mettono ad investigare se quello che immaginano non sia un semplice incidente; Marina e suo figlio Giacomo muoiono a poche ore di distanza, ma i legami con un candidato al seggio in Senato, liberatosi improvvisamente per la morte del titolare, insospettiscono lo stesso ispettore di polizia... Insomma la trama del giallo c’è tutta, le indagini svolte privatamente dai frequentatori del bar rischiano di farli incriminare, ma il finale, del tutto imprevedibile, darà ragione al detective Massimo. Da precisare non è il mio preferito tra i tre anzi ho trovato Malvaldi un po’ sottotono. “Oltre a questo, la religione non mi piace perchè non è liberataria. Il motto della religione cattolica è «non fare al prossimo quello che non vorresti fosse fatto a te», che però spesso diventa «tratta gli altri secondo i tuoi parametri di giudizio»- continuò Massimo servendo il caffè ad Ampelio. - Quindi, estremizzando, ti importa una sega di quello che pensano gli altri: quello che va bene a te deve andare bene anche a loro... “ “Non sono mica il Messia, io, o il Papa. Sono un barrista. Tu però sei libero di andare in un altro bar. Non è che io ti seguo e ti impedisco di prendere il caffè in altri bar, o a casa tua. Ti rompo i coglioni, perchè vai contro la mia convinzione che prendere il cappuccino dopo mezzogiorno sia da procarioti, ma non ti impedisco di fare nulla. Invece, se sono cattolico e ritengo, ad esempio, che la fecondazione eterologa sia peccato, casa faccio? Invito la gente a non andare a votare al referendum, così per quella che è una mia convinzione tu non puoi fare la fecondazione eterologa. E' l'equivalente di seguirti a casa e impedirti di prendere il caffè. Interagisco con la tua libertà, o no?”

Ricordati che questa è l'opinione di un lettore e non rappresenta una recensione ufficiale del libro.

Di questo autore

2007
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La briscola in cinque

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2008
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Il gioco delle tre carte

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2010
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Il re dei giochi

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