Ho letto il racconto di Manzini nell’ultima antologia natalizia della Sellerio e il giorno dopo, per caso, sono capitata a una sua presentazione. Ho scoperto una persona simpatica e ironica e l’acquisto immediato del libro è stata logica conseguenza. Mi sono divertita nel leggerlo, un paio d’ore piacevoli, non tanto per la storia in sé, che diventa chiara troppo presto, ma per il personaggio principale. Un bastardo di prima categoria, un antipatico che conquista per il sarcasmo e l’ironia. Rozzo,cinico, dai mezzi spicci e poco ortodossi, il classico cliché del “cafone romano” anzi, del cafone e basta e con parecchi lati bui, alcuni dei quali lo farebbero filare diritto a fare compagnia alle persone che arresta. Il personaggio è talmente forte che mi sarebbe piaciuto gli fossero risparmiate certe uscite buoniste che stridono . Ecco, io l’avrei voluto decisamente e totalmente scorretto. Basta con i personaggi che devono per forza avere un riscatto, che non possono essere decisamente e totalmente “ neri”. Non tutti i protagonisti devono essere per forza consolatori. Stiamo parlando di fiction e a me piace leggere di personaggi come questo Rocco Schiavone che nella loro scorrettezza e antipatia sono decisamente molto intriganti e divertenti