The Help (L’aiuto) è un romanzo del 2009 scritto da Kathryn Stockett, pubblicato in Italia da Arnoldo Mondadori Editore, incentrato sulla figura di alcune domestiche afro-americane che lavorano per famiglie bianche a Jackson, Mississippi, durante gli anni sessanta. Il romanzo è raccontato dal punto di vista di tre narratrici: Aibileen Clark, una domestica afro-americana di mezza età che ha trascorso la sua vita educando i figli dei bianchi, e che ha da poco perso il suo unico figlio in un incidente sul lavoro. Minny Jackson, una domestica afro-americana il cui caratteraccio l'ha portata più volte ad essere licenziata dai suoi datori di lavoro, nonostante il bisogno costante di denaro per mantenere la sua numerosa famiglia. Ed infine Eugenia "Skeeter" Phelan, una giovane ragazza bianca neo-laureata con aspirazioni da scrittrice. Siamo nell’estate del 1962, nel periodo delle lotte per i diritti civili per le persone di colore portate avanti da Martin Luther King, a capo del governo c’è John Fitzegerald Kennedy, e Bob Dylan con le sue canzoni dà voce attraverso la musica a questo clima di tensione e rivoluzione. In questo libro si racconta della difficoltà delle persone di colore, d’inserirsi nella società che li escludeva ogni diritto. Il libro parla di diverse donne, di diverse storie, di differenti ambizioni, di donne di colore al servizio di donne bianche per accudirgli i figli, la casa, rendergli più agevole la vita, in cambio di un salario irrisorio. Nel libro il passato si fonde con il presente, la sostanza viene oscurata dall’apparire, il grido di strazio si soffoca per il bisogno sempre costante di andare avanti, di portare dei soldi a casa, di mandare avanti la famiglia, a differenza di loro, onestamente. Interessantissimi i dialoghi delle varie donne che presentano la loro storia, il loro rapporto con la propria donna bianca dove lavorano, molto belle sono le parole di Minny: “[…] Ora che non posso più andare alle riunioni di Shirley Boon, in pratica è l’unica cosa che mi resta. Però non significa che mi diverta agli incontri con Miss Skeeter. Ogni volta mi lamento, piagnucolo, mi arrabbio e mi prende un attacco come se in mano avessi una patata bollente. Ma il fatto è che mi piace raccontare le mie storie: mi dà l’impressione di poter cambiare le cose. Quando esco di lì, il blocco di cemento che ho nel petto si è sciolto, liquefatto, e per qualche giorno riesco a respirare meglio.” Diverse donne, una sorte comune. The help scuote la coscienza e dà voce a libertà alla storia di tante donne senza diritti, senza nome, intimorite dal giudizio. Per fortuna ci si interroga e si trova il coraggio di dar sfogo alle frustrazioni, ai demoni interiori, al dolore, alla rabbia, alla forza di donne che per la famiglia e per i figli sarebbero disposte a tutto. Il rapporto tra Aibileen e suo figlio Treelore, ormai defunto, è davvero amorevole: “[…] Fino a due anni, neppure Treelore diceva una parola, ma in terza elementare parlava già meglio del Presidente degli Stati Uniti. Veniva a casa e diceva parole come “coniugazione” e “parlamentare”. Quando era alle medie, facevamo un gioco: io gli dicevo una cosa facile facile, e lui ne tirava fuori una tutta difficile che voleva dire la stessa cosa. Per esempio, se io dicevo “gatto di casa”, lui diceva “felino domestico”; io dicevo “frullatore”, e lui “tritatutto a motore”. Un giorno ho detto “margarina”, e lui si è grattato la testa. Non riusciva a credere che l’avessi fregato con una parola facile come “margarina”. E’ diventato un gioco segreto tra noi, quando volevamo parlare di qualcosa che non riesci a spiegare con parole più belle anche se ti spremi il cervello. Abbiamo cominciato a chiamare suo papà “margarina”, perché non si trova parola migliore per un uomo che ha mollato la famiglia. E poi è il più viscido buono a nulla in circolazione”. “Se il cioccolato fosse un suono, sarebbe il canto di Constantine. Se il canto fosse un colore, sarebbe il colore di quel cioccolato”. “Come per il Mississippi, i miei sentimenti nei confronti di The Help sono estremamente conflittuali. Temo di aver detto troppo riguardo al confine tra donne nere e donne bianche. Mi era stato insegnato a non parlare di cose tanto imbarazzanti: era un argomento sconveniente, indelicato, e loro avrebbero potuto sentirci. Ma temo anche di aver detto troppo poco: per molte donne di colore a servizio nelle case del Mississippi la vita era assai più dura e, al contrario, parecchie altre avevano con la famiglia presso cui lavoravano un rapporto affettivo così profondo che non avrei avuto abbastanza inchiostro o tempo per descriverli. Di un fatto sono sicura: non credo di sapere che cosa significasse davvero essere una donna nera in Mississippi, specialmente negli anni Sessanta. Penso che nessuna bianca che stacca un assegno per pagare una nera possa mai capirlo veramente. Ma cercare di farlo è essenziale per un essere umano. In The Help c’è una frase che amo molto: Non era questo lo scopo del libro? Far capire alle donne: “Siamo semplicemente due persone, e non sono molte le cose che ci separano. Molte meno di quanto si pensi”. Bellissimo libro, che ho deciso di leggere dopo aver visto il film, è stato ugualmente interessante, anzi di più, sicuramente riguarderò il film un’altra volta. Impossibile non averlo letto!