“La profezia di Celestino” è un romanzo di James Redfield del 1993. Il libro si focalizza su varie idee psicologiche e spirituali spesso considerate come tematiche New Age. Il libro parla di un ritrovamento di un manoscritto in Perù risalente al VI sec. a.C. che contiene tutto ciò che l’uomo dovrebbe sapere. Composto da nove chiavi che attraverso un’esatta interpretazione dovrebbero suggerire delle profezie che diverranno realtà solo negli ultimi anni del XX secolo. Questo antico manoscritto crea delle dispute tra la Chiesa e il Governo Peruviano. Il Governo timoroso delle rivelazione che potrebbe portare questo manoscritto è a tutti i costi contrario al suo ritrovamento e alla sua diffusione, il suo scopo è solo offuscare ciò che potrebbe portare ad una nuova consapevolezza. Il viaggio inizia grazie ad uno psicologo americano che sarà spinto al ritrovamento dalla sua ex moglie. In questo libro c’è lo scontro tra chi vuole il bene e chi vuole il male, tra chi agisce con chiarezza e chi agisce sempre nell’ombra, tra chi vuol diventare consapevole, e chi ha paura di una possibile nuova consapevolezza. Un viaggio che non ci lascia senza colpi di scena, con legami ambigui, con ritrovamenti inaspettati, che sono anche quelli dell’animo, perché questo viaggio non è solo fisico, ma soprattutto spirituale. “[…] Mi ci è voluto molto tempo per capirlo. La storia dovrebbe fornire la conoscenza del contesto più ampio entro il quale si svolge la nostra vita: non è solo l’evoluzione della tecnologia, ma anche e soprattutto quella del pensiero. Se riusciamo a capire la realtà delle persone che ci hanno preceduto possiamo capire perché abbiamo una determinata visione del mondo e quale sia il nostro contributo per un ulteriore progresso. Si può dire che, identificando con precisione la nostra provenienza nel più ampio sviluppo della civiltà, possiamo capire dove stiamo andando.” “[…] E così via…ogni generazione successiva di stelle creava una materia che non esisteva in precedenza, fino a quando l’ampio spettro della materia – gli elementi chimici di base – non fu completo. L’evoluzione era avvenuta partendo dall’elemento idrogeno, la vibrazione più semplice dell’energia, per arrivare al carbonio che vibrava invece ad altissima velocità. Ormai era tutto pronto per il passo successivo. Mentre si formava il nostro sole, frammenti di materia caddero nella sua orbita e uno di essi, la Terra, conteneva tutti gli elementi appena creati, compreso il carbonio. La Terra raffreddava e intanto i gas imprigionati dalla massa in fusione migrarono verso la superficie e fondendosi insieme diedero vita al vapore acqueo. Arrivarono così le grandi piogge che diedero origine agli oceani. Quando poi l’acqua ricoprì gran parte della superficie terrestre , il cielo si schiarì e il sole si mise ad ardere luminoso, irrorando il nuovo mondo di luce, calore e radiazioni. Negli stagni e nelle pozze poco profonde, in mezzo agli spaventosi temporali che spazzavano periodicamente il pianeta, la materia oltrepassava il livello vibratorio del carbonio per raggiungere uno stato ancora più complesso, e cioè la vibrazione rappresentata dagli aminoacidi. Ma per la prima volta questo nuovo livello non era stabile in se stesso: la materia doveva continuamente assorbire altra materia per poter sostenere la sua vibrazione, in pratica doveva nutrirsi. La vita, il passo successivo dell’evoluzione, era finalmente nata. Ancora limitata dall’acqua, vidi che questa vita si divideva in due forme distinte. Una – quella che noi chiamiamo vegetazione – si nutriva di materia inorganica utilizzando il diossido di carbonio della prima atmosfera. Come sottoprodotto le piante liberano per la prima volta l’ossigeno nell’universo. La forma di vita vegetale si diffuse velocemente negli oceani per approdare alla fine anche sulla terra. L’altra forma – quella che noi definiamo animale – assorbiva solo la vita organica per sostenere la propria vibrazione. E io vidi gli animali riempire gli oceani nella grande era dei pesci e poi, dopo che le piante ebbero liberato abbastanza ossigeno nell’atmosfera, cominciò il loro viaggio verso la terraferma. Vidi gli anfibi – metà pesci, metà nuove creature – lasciare l’acqua e usare i polmoni per respirare la nuova aria. Poi la materia fece un altro balzo in avanti, ed ecco i rettili che invasero la Terra al tempo dei dinosauri. In seguito fu il turno dei mammiferi, e io capii che ogni specie emergente rappresentava la vita – la materia – che avanzava verso la successiva vibrazione più alta. Alla fine la progressione terminò, e in cima fu il genere umano. La visione terminò con l’arrivo dell’uomo. In un lampo avevo visto l’intera storia dell’evoluzione, le vicende della materia che si evolve quasi secondo un piano prestabilito, verso vibrazione sempre più alte, e crea infine le condizioni di vita adatte agli esseri umani…all’esistenza di ognuno di noi.”