Io ti finirò! / Finito! Ma io ti finirò! Fosse anche solo per pura cocciutaggine... Questo mi dico pagina dopo pagina (mentre scrivo sono a 141 di 332, quasi a metà del tragitto). Alessandro d'Avenia deve aver scritto dei temi stupendi ai tempi della scuola, roba da rileggerli in classe per capirsi. Poi ha deciso di mettersi a scrivere e... E non ha capito che le parole sono costituite di materia delicata, sono fragili, impalpabili. Se le imbelletti troppo, anche se il trucco è elegante, si appesantiscono e diventano dolciastre. Non si fa un libro con la top ten delle frasi dei Baci Perugina ripieni di belle citazioni di letteratura romantica, non si fa. Ma io ti finirò! (E che cavoli, neanche fossi un saggio di semantica!) A questo punto della storia: Figlia, madre, nonna, zia, professore, etc etc in crisi perché il "padre" se n'è andato senza un perché. Io comincio a capirlo... 07.07.12 15.21 p.m. Finito! Trullallero-trullà, sono un mostro, eccomi qua! Tanto bello. poetico, lirico, profondo neh... Ma io ora VOGLIO, disperatamente voglio, un caffè amaro, un doppio whisky ed un sigaro puzzolente! Sono un mostro perché le ultime sei righe del libro sono queste: "Proprio te ringrazio, lettore, che hai accostato l'orecchio a questa storia, come si fa con una conchiglia. E spero che tu abbia provato nel leggerla ciò che ho sentito io nello scriverla: un po' più di amore per la vita e un po' più di misericordia per l'uomo" Ed a me è venuto uno spontaneo BLEAH! Perché non mi è piaciuto: C'è una piccola parolina di quattro lettere che mi ha tormentato per tutta la lettura: "come". E quel come me lo ritrovo anche nei ringraziamenti... E' troppo! Se potessi avere il conteggio automatico di quante volte appare questa parolina probabilmente il risultato sarebbe stupefacente. Per tutto il libro c'è un continuo e smodato uso della similitudine come artificio poetico (mi auguro in buonafede). Un esempio fra i tanti? pag.218 "La mattina intanto era esplosa come un soffione investito dai desideri di un bambino e si disperdeva in ogni angolo della città". Bello vero? Ora... Magari capita solo a me ma quando io leggo una frase elementare tipo "la mia casa" in quelle tre parole c'è un'immagine chiara che non comprende solo una costruzione ma persone che ti accolgono con un abbraccio, un profumo di soffritto la mattina di domenica, un gatto che ti si struscia contro, di tutto e di più. Se mi intontissero per 332 pagine con frasi del tipo "la mia casa accogliente come un giardino luccicante di rugiada in un mattino di tiepido sole in cui si dipana un delicato odore di gelsomino" o roba così non so voi ma a me verrebbe quasi voglia di rileggermi Christiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino...