L'arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita

"A tutti i ragazzi e a tutte le ragazze ai quali sono state spezzate le ali, prima di spiccare il volo. A tutti gli uomini e le donne che difendono le cose fragili, perché sanno che sono le più preziose..." È questa la dedica che apre il nuovo romanzo di Alessandro D'Avenia, opera che si rivolge al Giacomo ragazzo, adolescente, uomo e, con lui, a tutti i ragazzi e adulti di oggi. Ragazzi pieni di sogni ma nudi e indifesi di fronte agli ostacoli del mondo esterno e del loro mondo interiore, vestiti solo di una lucente armatura da 'strafottenti' che nasconde il buio delle loro fragilità. Adulti che non sanno ascoltare, vedere, accogliere questo buio perché hanno davanti agli occhi soltanto i propri piani per il futuro dei figli e che vogliono proteggerli chiudendoli in una fortezza, come fece il padre padrone di Giacomo Leopardi; adulti che non sanno maneggiare o temono di spezzare come cristalli quelle fragilità quando invece basterebbe ascoltarle è valorizzarle. A tutti loro D'Avenia si rivolge attraverso un dialogo aperto, sottoforma di epistolario, con il suo poeta preferito, colui che delle sfortune della vita ha fatto la sua forza e della poesia il suo sguardo oltre la siepe, verso quell'infinito sognato e per troppo tempo precluso. Il poeta fragile ma forte, colui che il pessimismo di questa vita di affanni in fondo non è mai riuscito a piegare, il sognatore sfortunato che scavava "nelle pagine e nella notte per trovare il segreto della felicità e del futuro." In questo dialogo i ragazzi troveranno se stessi e gli adulti cercheranno la chiave per guardare oltre l'armatura, oltre la siepe, e vedere che la "silenziosa luna" in fondo non si è mai spostata dal suo posto nel cielo.