L'Arte di essere felici, recensito da Gino

«Il dialogo è dedicato al fratello Annèo Novato, il tema centrale è quello della felicità, la quale, secondo l’autore, risiede non nel piacere, che è meschino, servile, debole e caduco, ma nella virtù, che invece è eccelsa, invincibile e duratura. Seguace della dottrina stoica, Seneca combatte l’epicureismo, precisando però, che il piacere di cui parla Epicuro è «sobrio e secco» e che il volgo lo interpreta male perché corre dietro soltanto alla parola e perché cerca un pretesto e una giustificazione per abbandonarsi ai godimenti volgari. La virtù è dunque il presupposto della vita beata». “[…] Anche le bestie, che seguono l’istinto, possono essere, a loro modo, felici, ma non hanno il senso della felicità. “[…] Il sommo bene, insomma, è la pura contemplazione, uno stato di cui la sola cosa che si può dire è che non se ne può dire nulla; non ha sensazioni, non ha pensieri, non ha sentimenti, non ha attributi, ma perché li possiede e li racchiude tutti, «quasi conflati insieme». E’ la coscienza cosmica, è l’essere in intima comunione col tutto, il vibrare all’unisono con lui, di una vibrazione sottilissima, impercettibile, che non appartiene ai sensi, che sta al di là di essi, come fuori dal corpo che l’ha imprigionata, rendendola grossolana e contaminandone l’originaria purezza. Un attimo, che racchiude l’eterno e l’infinito: se durasse di più ci ucciderebbe.” « […] Il nostro è un mondo di schiavitù, ma non nel senso che siamo schiavi delle passioni, del piacere, del denaro o di una dittatura, bensì nel senso che siamo schiavi della vita stessa e che nel mondo non c’è un solo briciolo di libertà: noi «crediamo» di essere liberi, perché così ci dice la coscienza, ma la coscienza che abbiamo di essere liberi non prova che lo siamo davvero: quella coscienza potrebbe essere un illusione, un inganno, un espediente per spingerci ad agire, in quanto è chiaro che, dovendo agire, per forza dobbiamo credere di essere noi che lo vogliamo». “[…] La vera felicità, la vera saggezza, la vera virtù, il sommo bene, insomma, nascono non dal distacco o dalle negazione delle cose sensibili, ma al contrario da una compenetrazione in esse così totale e profonda che pur essendovi dentro, e proprio per esservi dentro, in quello spirito, si è, nello stesso tempo, anche al di fuori del mondo.”

Ricordati che questa è l'opinione di un lettore e non rappresenta una recensione ufficiale del libro.

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