La peste è un romanzo dello scrittore francese Albert Camus del 1947. Appena pubblicata, l'opera riscosse un grande successo (oltre 160.000 copie vendute nei primi due anni), ottenendo tra l'altro il Prix de la Critique. La Peste rientra nella produzione di Camus definita "ciclo dell'assurdo", che include anche un'altra celebre opera dello scrittore francese, “Lo straniero”. Il romanzo è ambientato nella città algerina di Orano, intorno agli anni ’40. Protagonista è Bernard Rieux, medico francese residente a Orano, e il romanzo è condotto come cronaca scritta in terza persona dallo stesso Rieux. La storia ha inizio in una stazione, nel viaggio che Rieux fa per accompagnare sua moglie in partenza per andare a curarsi. Poco dopo la partenza nella città arriva un gran numero di ratti; l’aria è tesa, si sente profumo di sventura, i primi colpi del morbo si fanno evidenti, la convinzione però non vuole vedere in faccia la realtà. Solo dopo i primi fatti spiacevoli Rieux e Castel si accorgono e prendono coscienza che il morbo è peste bubbonica. Rieux diventa un po’ il salvatore cittadino, aiutando su ogni fronte le persone, anche Jean Tarrou co-protagonista del romanzo con un destino già circoscritto, ma con l’animo ribelle. Dietro tutto ciò ci sono altre vite, storie, destini come il padre gesuita Paneloux che pensa che la peste sia una punizione divina per il male degli uomini. La speranza di una cura sembra non avere i risultati attesi, l’epidemia si ripresenta mutata, anzi peggiorata, è peste polmonare, la città è in declino, le morti aumentano a dismisura, tutto sembra non avere via d’uscita, ma… “[...] il modo con cui ci si ama, da noi. Gli uomini e le donne si divorano rapidamente in quello che si chiama l'atto d'amore o s'impegnano in una lunga abitudine a due. Questo non è nemmeno originale; a Orano, come altrove, in mancanza di tempo e di riflessione, si è costretti ad amarsi senza saperlo.” “[...] Ora so che l'uomo è capace di grandi azioni; ma se non è capace di un grande sentimento, non mi interessa". "Si ha l'impressione che sia capace di tutto", disse Tarrou. "Ma no, è incapace di soffrire o di essere felice a lungo. Non è quindi capace di nulla che valga". Li guardava, e poi: "Vediamo, Tarrou, lei è capace di morire per un amore?". "Non so, ma mi sembra di no, adesso". "Ecco: lei è capace di morire per un'idea, è visibile a occhio nudo. Ebbene, io ne ho abbastanza delle persone che muoiono per un'idea. Non credo all'eroismo, so che è facile e ho imparato ch'era omicida. Quello che m'interessa è che si viva e si muoia per quello che si ama". Rieux aveva ascoltato il giornalista con attenzione. Senza cessare di guardarlo, gli disse piano: "L'uomo non è un'idea, Rambert.”