Lo straniero)
Letteratura italiana

Lo straniero, recensito da Gino

Così recita l’incipit: “Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so. Ho ricevuto un telegramma dall'ospizio: "Madre deceduta. Funerali domani. Distinti saluti." Questo non dice nulla: è stato forse ieri. L'ospizio dei vecchi è a Marengo, a ottanta chilometri da Algeri. Prenderò l'autobus delle due e arriverò ancora nel pomeriggio. Così potrò vegliarla e essere di ritorno domani sera. Ho chiesto due giorni di libertà al principale e con una scusa simile non poteva dirmi di no. Ma non aveva l'aria contenta. Gli ho persino detto: "Non è colpa mia." Lui non mi ha risposto. Allora ho pensato che non avrei dovuto dirglielo.” Il libro appartiene sicuramente alla tipologia di romanzo, in quanto è narrata una vicenda. L’argomento affrontato dall’autore nel testo potrebbe essere l’indifferenza della società nei confronti del protagonista e viceversa; questo è il tema principale, tuttavia, a parte questo non ne vengono affrontati molti altri, perché appunto l’autore sembra indifferente a molti aspetti della vita sociale. Sono presenti elementi molti soggettivi, soprattutto sensazioni, che contribuiscono non poco all’immedesimazione nel personaggio. Non credo che fra gli scopi dell’autore ci sia anche quello di trasmettere informazioni al lettore, perché, come ho detto, esiste praticamente solo un tema principale. È chiaro ad ogni pagina che l’autore vuole sostenere una tesi, secondo la quale l’uomo è solo nella vita, e secondo me ha voluto accentuare questa idea costruendo un personaggio principale che non si cura di nulla, neanche della morte di sua madre: è un eterno indifferente. Il testo mi sembra abbastanza interessante da un punto di vista letterario perché presenta una storia originale, che si conclude in maniera decisamente inaspettata; e oltre a ciò il romanzo è il chiaro frutto delle idee filosofiche dell’autore. Camus non ci fornisce notazioni fisiologiche sul protagonista, forse perché la stesura del romanzo è scritta in prima persona e non si rivolge al lettore, dando così al racconto la forma di una riflessione personale in cui sarebbe totalmente fuori luogo una descrizione della propria persona; riguardo all'aspetto del protagonista quindi possiamo solo immaginare che sia incredibilmente bello. Infatti Maria si innamora perdutamente di lui e un personaggio così amorfo credo che possa essere desiderato solo se estremamente bello. Grazie al personaggio femminile succitato il racconto rasenta il comico quando alla proposta di matrimonio di Maria il protagonista risponde che ne prende atto ma che gli è totalmente indifferente e comunque la informa che non la ama. L'indifferenza è radicata a tal punto nel protagonista che lo porta a fare «amicizia» con un suo condomino malavitoso solo per non doversi preparare la cena. La sua indifferenza lo porta poi ad approvare le percosse alla amante del condomino e in seguito addirittura a pronunciare falsa testimonianza contro quest'ultima. Gli altri personaggi del racconto direi che sono totalmente marginali, fatta eccezione per il vecchio condomino. Quel vecchio è infatti l'esatto opposto del protagonista; egli infatti è totalmente solo ed ha come unica compagnia il suo cane. Questo vecchio ha una fortissima carica emotiva che può scaricare sotto forma di rabbia solamente sul suo povero cane che poveretto dopo un po' scappa dal suo compagno. Il vecchietto dopo la perdita della vecchia bestiola è totalmente disperato perché ha perso l'unica anima disposta a dargli sfogo. Costui dopo prova a sfogarsi con il protagonista del racconto, ma trova un freddo computer che analizza il problema postogli e sforna una fredda soluzione quando il vecchio cercava empatia. Si può concludere che tutto il racconto si basa sulla assurda totale freddezza e razionalità del protagonista che si confronta con l'emotività del mondo in un processo nel quale non si trovano colpe, ma solamente un colpevole da eliminare perché incredibilmente inquietante. Questo scontro oltre che durante il processo continua durante la prigionia prima dell'esecuzione ed ha il suo apice con la comparsa del prete che prova a spiegare razionalmente ciò che razionale non è e, naturale conseguenza viene scacciato in malo modo da un automa che può ammettere solo cose razionali. Infatti l'emotività gli risulta comica e trova totalmente fuori logo l'umorismo nel braccio della morte. Il testo si presenta soprattutto come racconto, anche se non mancano assolutamente le parti in cui il protagonista ci rende partecipi dei suoi pensieri. Devo dire di essermi sentito coinvolto dalla parole dell’autore, perché il personaggio principale mi ha molto affascinato. La personalità che emerge dalle pagine lette la definirei come antisociale, appunto perché nega l’integrità di qualsiasi rapporto umano. La lettura del testo mi ha reso un po’ scettico nei confronti della pena di morte, sulla quale l’autore riflette ampiamente nell’ultima parte del romanzo. “Una disgrazia tutti sanno cos'è. È una cosa che lascia senza difesa.” “Secondo lui la giustizia degli uomini non era nulla e la giustizia di Dio era tutto. Gli ho fatto notare che era la prima che mi aveva condannato.” “No, non posso crederti. Sono sicuro che ti è avvenuto di desiderare un'altra vita". Gli ho risposto che naturalmente mi era avvenuto, ma ciò non aveva maggiore importanza che il desiderare di essere ricco, di nuotare molto veloce o di avere una bocca meglio fatta. Erano desideri dello stesso ordine. Ma lui mi ha interrotto e voleva sapere come vedevo quest'altra vita. Allora gli ho urlato:"Una vita in cui possa ricordarmi di questa”

Ricordati che questa è l'opinione di un lettore e non rappresenta una recensione ufficiale del libro.

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