Un capolavoro poetico nel quale un Adriano, ormai prossimo alla morte, cerca di riassumere tutta la sua vita trasmettendo il più possibile l'essenza di quel suo modo di governare ad un giovane Marc'Aurelio, destinato a divenire imperatore succedendo al suo padre adottivo Antonino. Non è facile per un uomo come lui narrare oggettivamente le vicende di cui è stato protagonista. Conosciamo un Adriano giovane, ambizioso e impaziente di migliorare il mondo seguendo i canoni della cultura greca. Attraverso le pagine incontriamo personaggi che hanno tutti avuto un loro ruolo nella vita dell'Imperatore, chi negativamente e chi in modo positivo. La vita da Imperatore ci è raccontata senza tralasciare nulla, narrando sia dei vari viaggi intrapresi in Oriente, sia delle guerre (pochissime) necessarie affinchè la pace fosse mantenuta in tutto l'Impero. Sempre presente è il tema della morte che ritornerà spesso nel corso delle pagine; la morte di Traiano, Imperatore e suo padre adottivo, la morte dell'ex-Imperatrice Paolina, sua amica, la cui presenza era costante anche nei momenti di lontananza, la morte dei compagni d'armi, quella morte da lui così sofferta e compianta del suo Antinoo, per la quale si tormenterà e si incolperà ingiustamente, e ,infine, la sua morte che vede avvicinarsi con il passare delle ore e che in passato aveva pensato di anticipare di mano propria. Una frase, in merito alla morte, mi ha particolarmente colpita: "come il viaggiatore che naviga tra le isole dell'Arcipelago vede levarsi a sera i vapori luminosi, e scopre a poco a poco la linea della costa, così io comincio a scorgere il profilo della mia morte." Non ci sono parole per descrivere questo libro e tutto ciò che trasmette, bisognerebbe leggerlo per capire come ci si sente ad immergersi tra le pagine di questo capolavoro.