Inizio con il dire che il primo libro di Carrisi che leggo. Il libro si apre con la tragedia del Titanic, siamo nel 1912 un uomo aspetta che arrivi la sua morte sul ponte, fumando un sigaro. Quattro anni più tardi il Dr. Jacob viene incaricato per indagare sul nome e grado di un prigioniero italiano. Il colloquio si svolge in una notte, dove il prigioniero decide di parlare e di raccontare la sua storia, tra finzione e realtà si darà risposta alle tre domande cardine del romanzo “Chi è Guzman, Chi sono io, E chi è l’uomo che fumava sul Titanic?” Nel romanzo viene narrata anche la storia di Jacob e della moglie che la lasciato, da lì il titolo del romanzo, in quanto l’aveva conquistato infilandogli dei pezzi di carta con su scritte poesie nella camicia. Un libro carino ma non troppo, un po’ poetico che ricorda il caro Baricco, c’è chi dice che è il nuovo Calvino beh adesso non esageriamo….Piacevole si ma niente di così stupefacente. Davì o Guzman chi è il prigioniero, e chi l’uomo che fumava sul transatlantico? “Questa storia comincia con un fiammifero’ disse l’italiano. È breve e fragile, la vita di un fiammifero, come quella di tutti noi.” “Un giorno, nel futuro”, mi diceva Guzman, “tutte le famiglie all’ora di cena avranno qualcuno che si siederà a tavola con loro e gli racconterà delle storie. Sarà una cosa normalissima, vedrai. Come avere il teatro in casa.” "«Il vostro nome in cambio della vostra vita, non mi sembra così irragionevole come baratto. In fondo, si tratta di rispondere a una semplice domanda.» Cercava di sembrare ironico, perché aveva capito che l’ironia poteva essere una chiave. «Voi tornerete dai vostri commilitoni e a me conferiranno una medaglia. Avanti, su... Non voglio ricordarmi di questo giorno in questo modo, ho già troppi brutti ricordi. Non vorrete morire proprio qui, in cima al monte Fumo. E oggi è perfino il mio compleanno.» «Sono tre.» La frase lo colse impreparato. Proprio non se lo aspettava. Il prigioniero aveva parlato. La voce, calda e perentoria, era emersa dall’oscurità. «Cosa avete detto? Temo di non aver compreso bene.»"