Incipit "Tardavo a uscire dalla cappella. Stavo appoggiata allo stipite della porta semichiusa. Tra i battenti non rimaneva che un agio breve. Da fuori, mi arrivava il vociare degli altri, già sparsi sul sagrato: consanguinei che non si vedono da tempo e rumoreggiano attorno alla sorpresa di ritrovarsi somiglianti. Era un mattino diafano d’inverno, fiacco di nubi. Eppure dalla feritoia sottile alle mie spalle la luce penetrava come una serpe a forare l’ombra, e mascherare la pochezza di quel luogo intento. L’umido trasudava in terra dall’ammattonato e lungo le mura, cosparse di specchi. Solo in alto la luce perdeva la crudeltà di un fendente e si acquattava nella piccola volta a botte del soffitto." Il catino di zinco di Margaret Mazzantini. Immediatamente salta all'occhio in questo primo romanzo di Margaret Mazzantini il linguaggio accurato cesellato direi a volte complesso ma godibilissimo come una poesia con cadenza musicale. E' l'esordio di Margaret come scrittrice e quale miglior modo se non con un romanzo autobiografico? L'autrice con Il catino di zinco ha vinto il Premio Campiello e il premio Opera Prima Rapallo-Carige.Parla della nonna dallo strano nome di Antenora e l'incipit parla proprio del giorno del suo funerale il ricordo andrà a ritrovo a ritrovare i ricordi di una donna forte, una specie di eroina di un mondo scomparso. Il suo carattere forte le permetterà di attraversare molte difficoltà nella vita con vicende anche drammatiche durante la guerra e l'immediato dopo guerra. Difficoltà che non abbatteranno questo personaggio straordinario rendendo suo tratto principale l'immensa fiducia nel superare ogni ostacolo. Protagonista la nonna della Mazzantini quindi, ma soprattutto il linguaggio con cui ha affrontato questo primo romanzo,il consiglio è di non lasciarvi intimidire e di gustare come ad una fonte di acqua fresca le parole che arricchiranno la nostra lettura. Da leggere!