"o si pensa o si crede" A.Schopenhauer Ho avuto qualche difficoltà a terminare questo libro, forse perchè, avendo conosciuto il Veronesi di Caos Calmo, le mie aspettative sono state deluse man mano che procedevo nella lettura. La prima parte mi è sembrata lenta e noiosa - ricordare i nomi di tutto il clan Formento e le vicende di famiglia - poi, invece, ho apprezzato l'introspezione dei due personaggi principali - la dottoressa Gassion e il parroco. Dialoghi e monologhi che passano dalla confessione, al ricordo di errori commessi in passato, dai rimorsi ai rimpianti, analizzati dalla fede di lui e dal raziocinio di lei, sfiorando teorie new age del sogno lucido alla Vanilla Sky e scomodando persino Keats, fino ad approdare ad una non-soluzione. Una strage tremenda ed inverosimile rimane pertanto senza una risposta certa. Ed è qui che Veronesi richiama Keats e la sua Capacità Negativa: la capacità appunto di "rimanere in incertezze, misteri, dubbi senza alcun irritante raggiungimento a seguito di fatti e raziocinio". Il finale, aperto all'interpretazione di chi legge, è onestamente un pò "tirato via" come se lo scrittore, arrivato alle ultime pagine, non sapesse come districarsi da quel groviglio che lui stesso ha creato. Quattro stelline per lo stile.