Fra le opere di Virginia Woolf, Anon resta la più misteriosa. L’ultima, mai finita, quella che rimane incompleta sulla sua scrivania quando la scrittrice si uccide, nel 1941. Lo si potrebbe definire un “romanzo critico” che concretizza il sogno del romanzo-saggio a lungo accarezzato dalle sperimentazioni moderniste. Una sorta di poema in prosa in cui si ritrova la devozione della scrittrice verso tutto ciò che amava: i libri, la letteratura, e la sua patria, l’Inghilterra. Vi si racconta la storia millenaria di un solo, unico protagonista: Anon, o “Anonymous”, il cantore senza nome della prima poesia inglese, che parlava a un pubblico antico, e ugualmente anonimo. Con una scrittura favolistica e intensamente visiva, Virginia Woolf cattura emozioni e inquietudini a lei contemporanee: la paura della guerra, la bellezza di un passato che rischia d’essere cancellato, e la civiltà che si rivela, ancora una volta, mortale.