«Noi non ce l’abbiamo fatta, abbiamo fallito, ora tocca a voi.» Parola di un ultranovantenne liberale, protagonista di tante battaglie. Fin da quando, ragazzo, si rifiutò di fare ginnastica per non indossare la divisa fascista. Triste e drammatico sentirsi dire dal proprio padre, ebreo, cattedratico messo da parte dopo il 1938: «Disconoscimi e sarai libero ». Massimo non lo fece e poi partecipò alla Resistenza nelle valli di Lanzo contribuendo a salvare centinaia di ebrei. Ma le esperienze vissute sono preziose se servono a parlare del futuro in modo più consapevole. Ottolenghi invita i giovani di oggi a fare quello che i giovani di ieri non hanno fatto: quella rottura con il passato necessaria per togliere il potere dalle mani dei più anziani e diminuire il potere dei partiti fascistizzati che hanno schiacciato la società civile. Il pericolo di una deriva antidemocratica è troppo evidente per non lanciare un allarme. «Evitiamo una nuova Shoah dei diritti» scrive l’autore con riferimento anche alle attuali discriminazioni nei confronti di immigrati, zingari e tutti i più deboli. «Cominciano così le dittature.» Bisogna difendere la scuola pubblica (grande palestra di democrazia) e gli investimenti nella cultura, l’unica garanzia contro il velinismo e il consumismo che stanno trasformando soprattutto i ragazzi meno attrezzati in obbedienti cittadini consumatori. E pensare un modello di società più umana, più pulita, più vicina alle esigenze autentiche delle persone.