Se c’è un personaggio storico che merita di essere definito «genio universale», nessun dubbio che esso sia Leonardo da Vinci, semplicemente un gigante. Progettò i primi automi funzionanti; immaginò i computer digitali; costruì la prima valvola cardiaca; affrontò i primi studi accurati di anatomia; inventò le prime macchine volanti; rivoluzionò, lui, vegetariano e pacifista, l’ingegneria militare… l’elenco dei campi di applicazione del suo ingegno è vertiginoso. Noi celebriamo giustamente Leonardo come il pittore che ha rivoluzionato l’arte del Rinascimento, l’autore del Cenacolo e della Gioconda, probabilmente il quadro più famoso del mondo. Ma in realtà i suoi contemporanei lodavano e corteggiavano in lui più l’ingegnere, l’architetto, l’inventore di marchingegni terribili e portentosi, colui che impersonava una nuova era grazie alle sue scoperte meravigliose. Perché Leonardo è stato a tutti gli effetti il primo visionario della storia, ha inventato un nuovo modo di pensare, e, grazie alla sua prodigiosa capacità di osservazione della natura e alle sue folgoranti intuizioni, ha rivoluzionato ogni campo della conoscenza a cui si è applicato. Stefan Klein, sulla base delle testimonianze più autorevoli e di una lettura attenta dei suoi scritti, entra con prosa avvincente nei dettagli di questa eredità dimenticata, nel pensiero multiforme e nell’arcipelago biografico del genio universale, mostrandoci con smaltata chiarezza la complessità del suo patrimonio conoscitivo. Leonardo da Vinci viene così finalmente restituito nella sua integrità di uomo e di scienziato, infiammato dal desiderio di conoscenza anche se prigioniero consapevole dei limiti e delle contraddizioni della sua epoca