Questo libro nasce da un'idea, anzi da un'esperienza, singolare e interessante. L'Autore, non credente, prende in mano il Vangelo come «libro di vita». Per lui le affermazioni sulla divinità del Maestro, sul sovrannaturale che ne inonda l'esistenza storica, sono sovrastrutture. Non le nega, non vuole demolirle razionalisticamente, ma non riesce neanche ad ammetterle. Al di là di esse, però, scopre il messaggio di Gesù Cristo, messaggio capace di per se stesso di dare senso e pace alla vita. I valori proposti dal Vangelo sono così ricchi e così aderenti ai più profondi bisogni umani, che nessun'altra filosofia ha mai saputo attingerli. Certo, per i credenti una tale lettura del Vangelo è parziale, deludente. Ma anche essi sono richiamati a considerare il cuore stesso del messaggio morale di Gesù: la metànoia, il distacco, la povertà, l'amore. Il libro, tuttavia, non è per i credenti quanto piuttosto per coloro che hanno perduto o non sono riusciti ad attingere il dono della fede. Sono molti, forse la stragrande maggioranza nella nostra società. Perché corrono dietro ad altre filosofie, a mistiche orientali, a umanesimi fragili e senza radici? Perché non riprendono in mano il Vangelo per rileggerlo in chiave laica e gustarne tutta la bellezza e la ricchezza? È questa la proposta dell'Autore. Una proposta semplice, sorretta dalla sua personale testimonianza, ma anche dalla certezza storica che mai libro più grande è stato scritto per l'umanità.