Il personaggio che dice io, ricercatrice universitaria, ha bisogno di fare silenzio intorno a sé. Deve leggere molto e compilare alcune voci di un grande progetto enciclopedico. Ma ha anche bisogno di mettere una certa distanza fra sé e Olmo, l'uomo che ama, fra sé e la famiglia. Da qui la scelta di una sperduta isola greca. Gli isolani sembrano gente rude, arcaica. La vita della protagonista, quando non è assorbita dal lavoro, si divide tra Kora, una ragazza curiosa e amante della cultura, qualche microfrequentazione e le telefonate alla madre e Olmo, rimasto in Italia. Con lui il rapporto è tanto profondo quanto complesso. Sono entrambi consapevoli di amarsi ma formicola una inquieta incertezza. La madre la raggiunge sull'isola. Le due donne passano qualche giorno insieme, si confidano, si aiutano a mettere a fuoco i travagli interiori (il vuoto lasciato dalla morte di un'amica, le inquietudini del figlio e fratello depresso e scostante). La protagonista vorrebbe condividere una serata smemorante con Kora ma quando le offre della droga l'amica si sottrae. Il rapporto si incrina. E si incrina anche il progetto di lavoro. Alla prima telefonata a Olmo, emerge netto il desiderio di fare un figlio, che la protagonista non era mai riuscita a confessarsi ma che ora primeggia e trasforma lo stallo in attesa.