Nella ferrigna città di Sparta si consuma con Alcmane, a metà del secolo VIII a.C., un'effimera e intensa avventura di bellezza e di canto. Il "bel citareggiare" s'insinua di contro al ferro e una fervida libertà spirituale si dispiega a contrasto coi rigori della disciplina familiare e sociale. Stesìcoro assicura decisamente un avvenire glorioso all'elaborazione melica della materia mitica, attingendo talora i suoi contenuti a patetiche tradizioni popolari e locali, e animando di movimenti sentimentali le vicende narrate. Ibico è poeta della bellezza efebica e dell'amore. La bellezza è anche della natura: giardini irrigui, paradisi di colorati uccelli, crepuscoli mattutini che svegliano usignoli, stelle brillanti come gocce enormi di lume, pesci e conchiglie marine, rosati cunabula.