Charles Bukowski ha scritto romanzi, racconti, e migliaia di poesie, la sua vita è stata attaccata in modo morboso all’alcol, da frequenti esperienze sessuali e da numerosi liti tra persone. La sua poesie è sporca, viscida, reale, quasi uno schiaffo che gioca e prende in giro il reale. Vediamo alcuni versi:
“[…] e sento che forse dovrei rifarlo ma non posso, perché un padre è sempre il tuo maestro anche quando non c'è più; […]morire su un pavimento di cucina alle 7 del mattino mentre gli altri friggono le uova non è poi così brutt o se non càpita a te” quanto sono veri questi versi, solo quando si provano sulla propria pelle le vere difficoltà che ne capisce l’essenza; ancora: “ […] è un cavallo che dorme. Una farfalla dentro il tuo cervello. Questo è il circo del diavolo. E non la stai leggendo su una pagina. E’ la pagina che legge te. La senti? E’ come un cobra. E’ un'aquila affamata che sorvola la stanza. Questa non è una poesia. La poesia è barbosa, ti fa venire sonno. Queste parole ti incitano a una nuova follia. Ti ha toccato la grazia, sei stato spinto dentro una abbacinante regione di luce. Adesso l'elefante sogna insieme a te. La volta dello spazio curva e ride. Adesso puoi morire. tu puoi morire adesso come si doveva morire da uomini: grande, vittorioso, con l'orecchio alla musica, essendo tu la musica, che romba, romba, romba.” E aggiungo è un sussulto, è un fremito, è un gemito dell’anima, è un sorriso donato, una vomito che all’improvviso ti colora e ti rende speciale.
La poesie che mi ha colpito di più è stata:
Un cavallo da 340 dollari e una puttana da cento
non vi venga l'idea che io sono un poeta; mi trovate
mezzo sbronzo all'ippodromo ogni giorno
a puntare su quarter, trottatori e purosangue,
ma fatevelo dire, là ci sono delle donne
che seguono i quattrini, e qualche volta
quando guardi queste puttane queste puttane da cento dollari
qualche volta ti domandi se la natura non ha scherzato
a regalare tanto petto e tanto culo e la maniera
in cui sta tutto insieme, tu guardi e guardi e guardi e
non ci credi; ci sono le donne qualsiasi
e poi c'è qualcos'altro che ti fa venir voglia
di sfondare quadri e spaccare dischi di Beethoven
sul coperchio del cesso; in ogni modo, la stagione
si trascinava e i pezzi grossi restavano in bolletta,
tutti i non professionisti, i produttori, gli operatori,
gli spacciatori di marijuana, i pellicciai, gli stessi
proprietari, e 'sto giorno correva Saint Louie:
un cavallo che rompeva quando l'arrivo era serrato
correva a testa bassa, era brutto e cattivo
dato 35 a 1, e io puntai un deca su di lui.
il guidatore lo spinse al largo
lo portò allo steccato dove sarebbe stato solo
anche se doveva fare il quadruplo di strada,
e fu così che fece
tutta la gara lungo lo steccato
correndo per due miglia anziché una
e vinse come se avesse il diavolo alle calcagna
e non era nemmeno stanco,
e la bionda più grossa di tutte
tutta culo e tette, praticamente nient'altro
venne con me a riscuotere.
quella notte non riuscii a distruggerla
anche se le molle sprizzavano scintille
che rimbalzavano sui muri.
più tardi là seduta in sottoveste
bevendo Old Grandad
disse
come mai un tipo come te
vive in una stamberga come questa?
e io dissi
sono un poeta
e lei buttò indietro la bella testa e rise.
tu? tu... un poeta?
proprio così, dissi, proprio così.
ma mi piaceva ancora, sì, mi piaceva,
e tante grazie a un brutto cavallo
che ha scritto questa poesia.
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