Romanzo. Questa, che sarebbe stata la sua ultima opera compiuta, questa "autobiografia" di Isabella d'Este, marchesa di Mantoa, Maria Bellonci volle definirla romanzo. E tale libro è davvero, sebbene la profondità, la ricchezza della documentazione e della ricostruzione storica siano quelle consuete ai libri della grande scrittrice. Lo è innanzi tutto per quella autentica creazione letteraria che è il linguazzio, linguaggio a un tempo antico e modernissimo, inventato ben più che ricostruito non diversamente da come si inventa una trama. Lo è per scelta dell'autrice di fare di Isabella l'Io narrante, sovrapponendo così, in un mirabile intreccio di documentata realtà e di intuitiva invenzione, al personaggio storico il personaggio romanzesco, o piuttosto la vivente Isabella, resa in tutte le pieghe del suo carattere, le ombre e le luci della sua natura. Lo è infine per la creazione di un personaggio pienamente inventato, l'inglese Robert de la Pole, la cui presenza non soltanto consente di allargare il ricchissimo, mirabile sfondo storico dalle corti di Mantova e della Roma pontificia alle altre corti italiane, all'Europa stessa, ma distende in una sorta di atemporale narratività, romanzesca appunto, l'incalzante ritmo, risolutamente al presente, della rievocazione di Isabella.