“Edgar Lee Masters era un autore molto noto negli Usa e in uno scritto di Cesare Pavese nell’agosto 1943 per Il Saggiatore così venivano rappresentati l’opera e lo scrittore: <<Come non riconoscere in lui la stirpe degli Hawthorne e dei Melville, infaticati e misantropici scrutatori dei segreti del cuore e dei dilemmi della vita morale >>.” “[…] Durante il periodo della sua attività legale, maturò in lui l’idea di far narrare ai morti in cimitero la loro storia e quella del loro paese, sullo stimolo e l’ispirazione di due celebri testi: Elegia scritta in un cimitero campestre di Thomas Gray e gli epigrammi greci dell’Antologia Palatina, la cui lettura gli era stata consigliata dal suo amico William Marion Reddy, direttore del <<Reddy’s Mirror” nel 1913. Fu proprio quest’ultimo, fra il maggio del 1914 e il gennaio dell’anno dopo, a curare la pubblicazione di quasi tutte le sue poesie di questa antologia, intitolata La collina, mentre nel 1916 apparve la versione definitiva dell’opera in un volume che diventerà celebre nel tempo, in America come in Italia, e nel 1971 Fabrizio De André trasse forte ispirazione dai testi di Edgar Lee Masters per il suo album, No al denaro, non all’amore né al cielo, provocando anche la citazione di Francesco Guccini nella sua Canzone per Piero.” “Ognuna delle poesie racconta, sottoforma di epitaffio, la vita di una delle persone sepolte nel cimitero di un paesino della provincia americana. La prima edizione della raccolta conteneva 213 epigrafi che poi diventarono 244 con l’aggiunta de La collina . L’antologia comprende diciannove storie che coinvolgono 248 personaggi in grado di ricoprire tutte le categorie e i mestieri umani. Non sì trattata di figure inventate, ma di personaggi realmente esistiti nei piccoli centri di Lewistone e di Petersbrurg, nei dintorni di Springfield nell’Illinois. “Sono componimenti brevi (i più tra i dieci e i venti versi), preceduti da un titolo laconico, fatto di un nome di uomo o di donna e di un cognome in alcuni casi allusivo a un aspetto della personalità di chi lo porta. Dietro ogni componimento un <<caso>> e la sua storia.” Tanti personaggi “sconosciuti o noti, limitatamente però all’ambito di una cittadina della provincia americana: ricchi o poveri; idealisti o disonesti arrampicatori; carnefici o vittime; se vittime, vittime della propria incapacità a operare investimenti sicuri in aree diverse: la famiglia, il lavoro, il paese (Spoon River e l’America), la fiducia (in se stessi o negli altri), l’amore, il sesso, la giustizia, la propria identità politica, religiosa, sociale. Tutti, uno dopo l’altro, per pochi istanti (il tempo della lettura dell’iscrizione della loro lapide tombale e l’ascolto del loro monologo breve) sulla ribalta di un palcoscenico particolare per recitare la storia <<infelice>> della loro vita, per raccontare allo spettatore il proprio testamento spirituale. Una raccolta di poesie variegate, che racchiude diverse realtà, forme ed entità, se nel primo libro sì può restare scettici e perplessi nel “Il nuovo Spoon River” si riesce finalmente ad entrare nella dimensione adatta che ti farà apprendere e gustare a pieno questi brevi ed efficaci componimenti che parlano di viva realmente vissuta, tra i tanti componimenti il mio preferito è questo:
Barbara Caprile
“Sono sempre due le paia d’occhi di un dramma a due:
gli occhi di chi dà, gli occhi di chi riceve;
gli occhi di chi compra, gli occhi di chi vende.
Quanto una cosa costa, quanto è il guadagno a venderla.
Sempre l’amato che vede con calma, con sguardo limpido,
che chi ama cammina in trance e vede una stella,
un fiore, una meravigliosa luce.
Così mi videro i tuoi occhi, e lo sapevo, e sapevo che eri
[accecato
dalla luce che nei tuoi occhi splendeva per me.
Mi conoscesti come musica, mi cantasti anche,
e mi donasti la tua anima.
E così fu per me, che vedevo e conoscevo il guadagno del
[vendere?
Che io ti potevo comandare, piegare la tua alla mia volontà,
portare il fiore del tuo amore come un trofeo,
vivere della tua forza e del tuo sacrificio –
Ecco con che occhi li guardai questi tuoi regali –
Finché le Furie mi presero infine
vedendo il tuo volto svuotato di tutto ciò che avevi dato,
e di tutto ciò che io avevo mietuto orgogliosamente! “
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