La versione di Barney
  • 9788845919824
  • Adelphi
  • 2005

La versione di Barney

di Mordecai Richler

La vita allegramente dissipata e profondamente scorretta di Barney Panofsky, personaggio fuori misura, indifferente a tutto ciò che ottunde la vita. Una delle storie più divertenti che ci siano mai state raccontate. fonte http://www.lafeltrinelli.it/products/9788845919824/La_versione_di_Barney/Mordecai_Richler.html


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Commenti (5)

23/05/2011 - sofia
utente
Mordacai Richler è uno scrittore canadese di lingua inglese morto nel 2001.L'ultima pubblicazione italiana di Richler è del 2008 con Le meraviglie di St. Urbain Street.Nel 2010 il regista canadese Richard J. Lewis trae dal suo capolavoro La versione di Barney un film, presentato nello stesso anno in concorso al festival di Venezia. Barney Panofsky è interpretato da Paul Giamatti; nel cast anche Dustin Hoffman e Rosamund Pike, con un cameo di David Cronenberg. In Italia è uscito nelle sale il 14 gennaio 2011. Richter ha sempre smentito che Barney fosse il suo alter-ego. La trama:Barney Panofsky (produttore televisivo di successo) è un ricco ebreo canadese figlio di un poliziotto che, passati i sessant'anni, decide - apparentemente controvoglia - di scrivere una autobiografia. Il motivo che spinge Barney a scriverla è dare la sua "versione" dei fatti che hanno portato alla morte del suo amico Bernard "Boogie" Moscovitch, e liberarsi così dall'accusa di omicidio mossagli nel libro "Il tempo, le febbri" dallo scrittore Terry McIver, compagno di Barney al tempo del suo lungo soggiorno a Parigi.Nel corso della stesura delle sue memorie tuttavia i ricordi di Barney diventano via via confusi: gli episodi del suo passato si intrecciano indissolubilmente con gli avvenimenti del suo presente. Così l'intero romanzo risulta essere una serie di flashback disordinati: i racconti delle giornate del "vecchio" Barney (acciaccato, abbandonato dalla moglie ed alcolista irrecuperabile), si mescolano alla girandola dei ricordi d'una vita ricca di avvenimenti e incontri straordinari. Il romanzo è strutturato in tre parti, una per ciascuna delle tre mogli di Barney: la prima, la pittrice Clara Charnofsky, morta suicida a Parigi; la ciarliera "Seconda Signora Panofsky", una ricca ereditiera che Barney sposa senza troppa convinzione e dalla quale divorzia presto; Miriam, il vero grande amore di Barney, dalla quale avrà tre figli (Michael, Saul, Kate), con i quali Barney ha un rapporto conflittuale. In realtà, a causa delle continue digressioni, episodi concernenti tutte e tre le donne sono presenti in ciascuna delle tre parti del romanzo. Le memorie di Barney vengono poi pubblicate postume, con l'inserimento di pignole note a piè di pagina a correzione delle sviste di Barney, dal figlio Michael che è inoltre autore del poscritto dell'opera, in cui si spiegano i motivi dei vuoti di memoria di Barney (che è infatti affetto dal morbo di Alzheimer) e nelle quali viene infine chiarito il mistero sulla morte di Boogie.Parere personale: è un libro difficile da leggere per finirlo ho dovuto ascoltare i pareri dei lettori del blog di Libri, però quando ho insistito mi sono trovata avvolta nel sottile umorismo di Richler gustandomi le sue battute e la trama alquanto caotica. Lo consiglio perchè lo giudico un classico!

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30/09/2011 - dannyy
utente
Lo sviluppo del racconto è molto interessante, con continui sbalzi temporali che costruiscono mano a mano la storia, ma soprattutto la personalità del protagonista, che mi ha ispirato durante la lettura sentimenti contrastanti tra simpatia, pena, curiosità, antipatia... La lettura iniziale è stata faticosa e monotona per poi diventare sempre più interessante e "divorare" le ultime pagine, anche perchè il finale è triste ma illuminante sul mistero che avvolge una parte della vita del nostro Barney.

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18/05/2012 - Michela
utente
... per me è stato uno strazio riuscire a perseverare nella lettura di questo libro che definisco noioso e pesante. Non ha nulla a che fare con il capolavoro tanto blasonato dalla critica, lo trovo inconsistente e caotico, pieno di descrizioni e nomi inutili, un continuo salto nel tempo....insomma non lo consiglio proprio a nessuno ( se penso che ci hanno pure fatto un film...)

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11/08/2012 - Gino
utente
Scrittore e giornalista canadese. Nato in una famiglia ebrea ortodossa, ha seguito le orme degli scrittori espatriati in Europa, prima in Francia e Spagna e poi in Inghilterra. Di chi stiamo parlando? Stiamo parlando di Richler Mordecai e il libro in questione è “La versione di Barney”. Scritto in forma di autobiografia, il libro racconta la storia di un uomo Barney Panofsky che cerca di difendersi dalla accusa di omicidio del suo amico Boogi contenuta nel libro “Il tempo, le febbri” scritto da Terry Mclver. Il libro è suddiviso in tre capitoli scanditi dall’incontro con gli amori della sua vita: si parte con l’amore giovanile, incosciente e inaspettato con la pittrice Clara Charnofsky che poi morirà suicida a Parigi, alla seconda moglie Florence, donna ricca che non sa neanche lui perché ha sposato e infine la terza moglie il vero amore della sua vita, Miriam che gli farà riscoprire l’avvampare delle passioni, con cui avrà tre figli e dei rapporti di continuo contrasto. Il protagonista sicuramente non è ordinario, viva nella sua pazzia e sregolarità, scritto in modo complesso, non in modo lineare, con continue digressioni, flaskback anche molto confusionari che non mi hanno fatto apprezzare molto questo libro, talvolta anche con una buona dose di sarcasmo. Molti dicono che questo libro è la proiezione dell’animo dell’autore anche se lui ha sempre smentito, nel 2011 è sbarcato anche in Italia vendendo più di 100 mila copie e presentato anche alla 67esima mostra del cinema di Venezia, diretto da Richard J. Lewis, e chissà che questa volta non avendo apprezzato appieno il libro, non mi piaccia di più il film! “E così andammo a sederci sulla spiaggia di Cannes,e guardammo il sole sorgere sul mare colore del vino mangiando i pomodori ,le cipolle e i fichi. Poi ci togliemmo le scarpe,ci arrotolammo i calzoni ed entrammo in acqua fino alle ginocchia. Boogie mi spruzzò,io risposi,e nel giro di pochi secondi si scatenò un tutti contro tutti. Perché no,allora sull'acqua non galleggiavano né pezzi di merda né preservativi usati. Alla fine riparammo in un caffè sulla Croisette, dove ordinammo ufs-au-plat, brioche e café au lait. Boogie addentò un Romeo y Julieta, lo accese, e citò non so più chi:"Après tout,c'est un monde passable”. “Se il nostro fosse un Dio giusto, che non è, a quest'ora papà impazzirebbe nel più fantasmagorico bordello celeste, dotato anche di reparto gastronomia, bancone da bar con corrimano di ottone e sputacchiera, scorta di White Owl coronetta e TV sportiva via cavo. Ma il Dio toccato in sorte a noi ebrei è famoso per essere crudele e vendicativo. Secondo me Geova è stato anche il primo cabarettista giudeo, e Abramo la sua spalla. Vorrei ricordarvi cosa gli disse: <<prendi tuo figlio, il tuo unico figlio, che ami tanto, Isacco, e portalo nella terra di Moriah; e lì immolalo su un rogo che erigerai in cima alla montagna che ti indicherò>>. E così Abe, primo di una lunga serie di leccapiedi ebrei, alzò il culo e fece quanto gli era stato ordinato. Costruì un altare, accatastò per benino la legna, quindi legò suo figlio come un salame e ce lo depose sopra. << Scusa, papino>> disse Isacco a dir poco spiazzato. << La legna e il fuoco ce li abbiamo. Quello che non vedo però è l'agnello sacrificale>>. Per tutta risposta Abe sguainò un pugnale, pronto a scannarlo. A questo punto Geova, sganasciandosi dalle risate, spedì giù un angelo, il quale proclamò: << Fermati, Abe. Non alzerai la mano su tuo figlio>>. Sollevando lo sguardo, Abramo vide poco distante un caprone con le corna impigliate e lo catturò, offrendolo in sacrificio al posto di suo figlio. Ma ho qualche dubbio che da quel momento in poi tra Abe e Izzy tutto sia tornato come prima”. “Clara era una rompiscatole di talento, e riusciva a farmi ridere di me, un dono da non sottovalutare. Mi piacevano i nostri attimi di serenità. Me ne stavo sul letto di quel buco di stanza a far finta di leggere, ma in realtà a guardarla lavorare. L'irrequieta, nevrotica, Clara nel suo elemento naturale. Concentrata, assorta, il volto come depurato dalla tensione che di solito lo stravolgeva. Ero stranamente orgoglio so di quanto i disegni e le poesie di Clara piacessero a gente molto più attendibile di me. Se pensavo al futuro mi vedevo come il suo angelo custode, come colui che le avrebbe risolto i problemi materiali lasciandola lavorare in pace, libera da preoccupazioni volgari. L'avrei riportata in America e le avrei costruito uno studio in campagna, esposto a nord, e con una scala antincendio. L'avrei protetta dai tuoni, dai serpenti, dal pelo degli animali e dal malocchio. Avrei vissuto di luce riflessa; sarei stato il Leonard Woolf della mia Virginia. Ma un Leonard molto meno distratto di quello vero: ad esempio, le avrei impedito di buttarsi nel fiume con le tasche piene di sassi.” “Per quanto mi riguarda tutti gli scrittori o i pittori che ho conosciuto, nessuno escluso, erano degli spudorati promotori di se stessi, vigliacchi, pronti a mentire per un piatto di lenticchie, avari da far schifo e disposti a tutto per un po' di gloria. Quello spaccone di Hemingway, che pure aveva un indubbio fiuto per le patacche, improvvisò le sue memorie della Grande Guerra a tavolino. Lewis Carroll, adorato da generazioni di bambini, non era precisamente il tipo cui avreste affidato volentieri per una sera la vostra figlia decenne. Il compagno Picasso durante l’occupazione di Parigi leccò ben benino il sedere ai nazisti. Se Simenon si è davvero scopato diecimila donne mi mangio la paglietta. Clifford Odets denunciò tutti i suoi amici al Comitato per le Attività Antiamericane. Malraux rubava, e Lillian Hellman mentiva spudoratamente. Quell’adorabile vegliardo di Robert Frost nella realtà era un vecchio sporcaccione. Meneken, un verme purissimo, detestava gli ebrei, anche se meno del noto plagiario T.S. Eliot, o di molti altri di cui preferisco tacere. Evelyn Waugh era un arrampicatore sociale, e Frank Harris con tutta probabilità morì vergine. Sartre esibiva un curriculum da resistente parecchio lacunoso, e, tanto per pareggiare i conti, dopo la guerra diventò un apologeta dei gulag. Edmund Wilson era un evasore fiscale, e Stanley Spencer l’uomo più noioso del pianeta. T.E. Lawrence col cavolo che si era letto tutti i libri della Biblioteca di Oxford. Quanto a Marco Polo, il suo Regno di Mezzo non sembra poi così diverso da piazza San Marco. E benché non esistano prove a riguardo sono certo che Omero aveva dieci decimi di vista.” “Già, la carta carbone, ammesso che qualcuno di voi sia abbastanza vecchio per sapere cos'è. Eh, sì, a quei tempi usavamo la carta carbone, e non solo, quando telefonavamo a qualcuno ci rispondeva una voce umana, anziché il bip di una segreteria. In quell'età dell'oro non ci voleva una laurea in astrofisica per far funzionare l'aggeggio che accende e spegne la televisione, quel ridicolo marchingegno che oggi ha almeno venti pulsanti di cui non si capisce l'uso. I dottori visitavano a domicilio. I rabbini erano persone come tutte le altre. I bambini venivano allevati dalle madri, e non in appositi recinti come tanti porcelli. La roba si «scaricava» dai camion, non dai computer. Non c'era un dentista diverso per gengive, molari, otturazioni ed estrazioni - uno solo, povero sfigato, si occupava di tutto. Se un cameriere sporcava di minestra la tua ragazza, il padrone del ristorante era disposto a pagare il conto della tintoria e ti offriva subito da bere. In cambio lei, la ragazza, non gli chiedeva fantastilioni di dollari per oltraggio alla sua «qualità della vita». E se il ristorante era italiano serviva una cosa che si chiamava spaghetti, spesso con le polpettine, e non, come ora, pasta al salmone, linguine di tutti i colori dell'arcobaleno, o penne con un frullato di verdure al vapore tale e quale al vomito di cane. Mi sto di nuovo perdendo. Divago. Scusate.” “Ad un certo punto mi ha preso la mano sotto il tavolo e ha detto che ero la donna piu' bella che avesse mai visto,e che una volta aveva osato sperare che saremmo morti insieme a novant'anni,come Filemone e Bauci,e che uno Zeus misericordioso ci avrebbe trasformati in alberi,con i rami che d'inverno si tengono caldo a vicenda,e le foglie che in primavera si intrecciano. […]E' diventato tenero,l'uomo piu' adorabile del mondo,e mi sono resa conto che non ricordava piu' che ci eravamo lasciati,e pensava che saremmo tornati a casa insieme a vedere un film,oppure che ci saremmo messi a letto con un libro,le gambe intrecciate”.

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29/12/2012 - Matik2003
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"Miriam, mia adorata Miriam." La storia di Barney un ebreo che ha vissuto una vita scapestrata, eccessiva, dissipata, un uomo dalla lingua tagliente, bugiardo, truffaldino, eccentrico, con un mistero la morte del suo migliore amico Boogie, alleato di mille avventure e disavventure, scomparso in maniera così strana e della quale sembra lui proprio il responsabile, tutto questo e molto altro ancora troverete in questo libro. Un libro particolarissimo, che vale la pena di leggere, perchè scritto in maniera così diversa, con continui flashback, andiamo continuamente avanti ed indietro nella storia della sua vita, costellata di mille fatti e dove al centro ci sono i tre figli Saul, Mike e Kate e la sua terza moglie "Miriam, adorata Miriam" il motore che tutto fa muovere. Non ho amato Barney, un uomo che fa uso di alcool in maniera così smisurata, ma mi è rimasto così tenero, dolce e delicato per quel modo di amare così viscerale, profondo ed intenso Miriam la sua adorata compagna che perde anche lei perchè sempre così fuori dalle righe, bastardo fin nel midollo e impertinente all'infinito!

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