La città delle rose
  • 978-88-566-1118-2
  • Piemme
  • 2008

La città delle rose

di Dalia Sofer

Isaac Amin è in carcere, accusato di spionaggio perché ebreo nell'Iran che ha fatto del regime islamico la sua bandiera. Ai compagni di prigionia giunge notizia dell'esecuzione sommaria dei loro familiari. A Isaac è negato ogni contatto con l'esterno, può solo amarli da lontano e augurare a loro una buona vita. Farnaz osserva il giornale, ancora aperto su un articolo che il marito probabilmente non ha mai finito di leggere. Ripensa alla sera prima, l'ultima trascorsa insieme, sprecata in una discussione sulle condizioni sempre più allarmanti del Paese, argomento che lui odiava. A un oceano di distanza, Parviz lavora nel negozio di cappelli del suo padrone di casa a Brooklyn, per pagare l'università e l'affitto. Strano che fra tante ragazze, si sia innamorato proprio della figlia del padrone, Rachel, timida e molto religiosa. E come se Parviz, incapace di tanta fede, delegasse a lei le sue preghiere per la salvezza del padre lontano. Shirin non ama i maghi e i trucchi con cui fanno sparire le cose e le persone. Come quelli che succedono a casa sua, dove sono scomparsi la teiera d'argento e l'anello con lo zaffiro della mamma. Forse sono solo fuori posto, le dicono. E Shirin pensa che deve essere successa la stessa cosa a suo padre, che non si vede da giorni. Magari, prima o poi, ritroverà anche lui al suo posto, nella poltrona di pelle in soggiorno, tra i libri e le sigarette, a sorseggiare il tè che gli verserà dalla teiera d'argento la mamma, di nuovo con l'anello al dito. Fonte http://www.unilibro.it/find_buy/Scheda/libreria/autore-sofer_dalia/sku-12787822/la_citta_delle_rose_.htm


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Commenti (1)

15/07/2011 - sofia
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Incipit: "Quando due uomini armati di fucile entrano nel suo ufficio a Teheran, a mezzogiorno e mezzo di una calda giornata ormai autunnale, il primo pensiero di Isaac Amin è che non potrà raggiungere la moglie e la figlia per pranzo, come promesso, «Fratello Amin?» chiede il più basso dei due. Isaac fa cenno di sì con il capo. Sa che alcuni mesi prima hanno preso il suo atonico Kourosh Nassiri. Poche settimane do¬po, anche Ali il fornaio è scomparso. «Siamo quj per ordine dei Guardiani della rivoluzione.» L'uomo di bassa statura gli punta contro il fucile. Si dirige verso di lui, a passi troppo lunghi per le sue gambe. «Sei in arresto, fratello,»" La città delle rose di Dalia Sofer.20 settembre 1981 inizia da questo giorno il libro di una potenza narrativa indescrivibile. Il protagonista Isaac Amin viene arrestato proprio in questo giorno dal regime Khomeinista seguito alla dittatura dello scià Reza Palhevi. Molteplici possono essere le cause del suo arresto bastava un niente per essere arrestati e le pagine che parlano della sua detenzione sono forti e racappriccianti. Farnaz, la moglie non lo vedrà arrivare a casa e a quel tempo solo una poteva essere la causa, però si dà da fare per saperne di più e anche le parti della sua ricerca sono piene di luci (i ricordi del suo incontro con Isaac al tempo in cui si erano conosciuti a Shiraz, la città delle rose, ai viaggi, ad una vita di agi) ed ombre( il sospetto, essere senza amici).E poi c'è Shirin, la figlia di 10 anni che non comprende che cosa stia accadendo .ma che sottrae dei documenti dalla casa dell’amichetta di giochi, delle carte che - lo intuisce malgrado sia così piccola - porterebbero all’arresto di altre persone, anche dello zio. E le sotterra in giardino, così spaventata da quello che fa da sentirsi male fisicamente.E infine l'arroganza della domestica che vede in disgrazia i suoi padroni e lo stupore del figlio Parviz che il padre aveva mandato a studiare a New York e che stupito lì apprende di essere ebreo....Un libro bellissimo che ti avvolge in una atmosfera di terrore e di morte, ma che lascia trasparire la dolcezza delle città orientali e il profumo delle rose di una città lontana e irraggiungibile per i protagonisti. Da leggere!

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