Direi che Germinal è stato capace di angosciarmi, mi ha turbata. Zola è stato magistrale nella descrizione del lavoro in miniera, della vita dei minatori e delle loro famiglie di disperati. Riesce a trasmetterti il senso di solitudine di questi poveri uomini che, pur lavorando fianco a fianco, quasi non si rivolgono la parola; di questi poveri bambini e ragazze che non si lamentano, che vivono con rassegnazione un destino che è lo stesso che altri hanno vissuto prima di loro e che non sarà diverso da quello che attende gli altri dopo di loro. Un destino crudele che non risparmia neppure gli animali, anche la vita di Bataille e Trompette, infatti, è segnata, per loro non c'è scampo. Forse apparentemente può sembrare che Zola non dia spazio ad un'analisi più intima, più "sentimentale", per cui ti ritrovi una madre che si dispera quando le portano il figlio rimasto storpio nella miniera perché pensa ai soldi che non entreranno più in casa; che, piuttosto che pensare che la sua povera bambina, non ancora donna, viene portata via da un uomo bruto e volgare, pensa che è una figlia indegna perché non può, andandosene, privando la famiglia del suo salario; ecco un Etienne che sembra dimenticare presto Catherine morta tra le sue braccia. Però, forse, di fronte alla fame, alla povertà estrema non si ha il tempo, la voglia, la forza di perdersi dietro ai sentimentalismi e allora ti ritrovi quasi a immedesimarti nella disperazione della mamma che stringe i suoi figli che piangono perchè affamati o ad illuderti insieme ad Etienne che un giorno la lotta possa riprendere e che per il popolo possa esistere una sorta di riscatto divino.