Dopo un inizio stentato e difficoltoso, la storia di Julian, sopravvissuto ai campi di concentramento e cacciatore di criminali di guerra, diventa incalzante, intensa, tenera e infinitamente triste e trascina il lettore nell'ennesima chiave di lettura dell'immane tragedia della Seconda Guerra Mondiale:quella dei carnefici di migliaia di ebrei che si godono la vecchiaia sotto mentite spoglie. E' sconcertante come gente che ha decretato la morte di persone innocenti viva la propria vecchiaia nel lusso e nella serenità più assoluto, ma ancora più sconcertante è la convinzione dei principi in nome dei quali hanno ucciso e la totale mancanza di pentimento o ravvedimento. Come dice il protagonista, il male vince sempre, perché chi lo perpetra rimane impunito e chi lo ha subito è incapace di vivere felice. Non saranno mai abbastanza le chiavi di lettura offerte dagli scrittori del nazismo, e non dovranno mai esserlo se ancora oggi, in televisione, vediamo dei baldi giovincelli che si professano neonazisti e ammirano Hitler, per non ripetere gli errori del passato bisogna conoscerlo in ogni sua sfaccettatura e non bisogna mai scordarsene o prenderlo sottogamba.