Ma che bel mat l'autore!A parte questo, (che non guasta...), l'ambientazione torinese è azzeccatissima: una città "matematicamente" aristocratica, nel senso che ha una rigorosità tutta sua in cui anche la follia ha la sua logica. Corretto il finale senza concessioni all'happy end. Ciò che mi ha colpito è l'ossessivo autolesionismo dei protagonisti, il volere "farsi male" ad ogni costo.