Ho comprato questo libro perchè, oltre ad essere interessato all'argomento, stimo molto l'autore che ricordo conduce in TV due delle poche trasmissioni ancora guardabili, ovvero Ulisse e Passaggio a Nord Ovest. Premesso questo devo dire che le mie attese non sono state per nulla deluse, anzi. Il libro è scritto bene e la lettura scorre velocemente tra rievocazioni di tempi e vicende passate ma che affascinano da subito il lettore. Anche l'impostazione data al libro in cui si è scelto di raccontare come i romani vivevano il sesso attraverso personaggi inventati è molto positiva. Entrando nell'essenza del libro devo dire che alcune usanze dei romani possono sembrare "perverse", come ad esempio l'usanza comune di avere amanti (sia il marito che la moglie) e concubine oggi sembrerebbe assurda. Il sesso matrimoniale era concepito come mezzo per la riproduzione e veniva eseguito quasi meccanicamente, mentre era con gli amanti che si dava il "peggio di se". I romani infatti erano amanti delle pratiche sessuali e sul tema circolavano molti libri che oggi sarebbero proibiti. In realtà per loro era normale, il sesso era un dono degli dei e doveva essere goduto a pieno. E' stato bello scoprire che i luoghi in cui si tentava di abbordare erano i teatri (come il colosseo) e che c'erano dei veri e propri codici da seguire per rimorchiare una fanciulla a teatro. Certo va detto che i romani vivevano anche molto meno di noi. Ci si sposava a 14 anni (le ragazze) e ai 40 si era già considerati vecchi (questo non valeva per gli uomini). Altro tema importante e oggi spesso dibattutto era la presunta usanza dei romani di andare a letto sia con donne che con uomini (bisessualità). Bene, questo è vero in parte nel senso che molti uomini facevano sesso con altri uomini, ma questa pratica era considerata esclusivamente un atto di sottomissione (era una pratica comune che un romano praticava con i suoi sottoposti, schiavi e domestici). Non era così per le donne per le quali l'omosessualità era vietata (anche se era comune). Roma pullulava di "bordelli" in cui i giovani facevano le prime esperienze (accompagnati dai padri) e in cui uomini maturi e donne mature pagavano per fare sesso. Beh detta così sembra proprio che Roma fosse la città della perversione ma credo che bisogna entrare nella mentalità di quel tempo in cui non esistevano regole come oggi. Basta pensare agli affreschi ritrovati a Pompei per farsi un'idea di come i romani vivevano il sesso, in modo libero e soprattutto come un elemento indispensabile della propria vita. Consigliato