Ho letto il libro OPEN in una dozzina di giorni. Debbo dire che le biografie non mi hanno mai appassionato molto. Questo libro tuttavia mi ha fatto ricredere. Ovviamente se si ama il tennis, se lo si gioca, se lo si guarda in televisione diventa tutto piu’ comprensibile, specialmente per qualche termine “tecnico” (back-spin – lob – break – kick ecc. ecc) che si incontra lungo la lettura pero’ credo che si possa dire che questo libro puo’ piacere anche a chi il tennis non lo pratica e non lo conosce; perche’ e’ la storia di un ragazzo, poi di un uomo, che scava in se stesso e si guarda dentro mettendoci tutto: il rapporto con il padre-tiranno, il non-rispetto delle regole, il dolore fisico, i rapporti con le donne (le fidanzate,la madre, le mogli), gli amici, il pubblico, il rapporto con i media… La cosa che ho trovato incredibile e che lui scrive praticamente in tutto il libro e’ che lui ODIA IL TENNIS. Ma sara’ vero mi son chiesto mentre lo leggevo ??? Non ho saputo darmi una risposta precisa, certamente l’ha odiato da piccolo quando suo padre lo costringeva a rispondere alla macchina spara palline (il drago) ma alla fine negli anni piu’ maturi quando anche il fisico cominciava a cedere, credo che sia riuscito anche ad amarlo. Sicuramente Andre’ Agassi ha saputo trarre molti insegnamenti ed ha dato e ricevuto affetto da alcune persone che hanno incrociato la sua strada (il preparatore atletico, la moglie Steffi Graf, il quasi-reverendo di cui non ricordo il nome , il suo coach Brad) in un percorso di crescita inusuale in un mondo dorato e spesso effimero come quello del tennis professionistico. Alcune brevi osservazioni che mi hanno colpito: quando e’ ancora un ragazzino Agassi vede entrare in campo Jimmy Connors, grande maleducato giocatore statunitense spesso polemico con arbitri e avversari, e il fatto che Connors si faccia portare la borsa e le racchette quasi fosse un suo diritto di grande campione fa scrivere ad Agassi che lui mai si fara’ portare la borsa da nessuno. E’ molto divertente e al limite della realta’ l’incontro-scontro fra i due tiranni-genitori: quello di Andre’ e quello di Steffy Graf; quando questi chiede al padre di Agassi di mostrargli la macchina spara palline (di sua invenzione) e lui comincia a criticare come ha insegnato i primi rudimenti di tennis al figlio….e vengono quasi alle mani. Mi piace anche quando dopo la fine della relazione con l’attrice Brooke Shilds precipita nella classifica dei migliori tennisti dalle prime posizione al 122° posto (anno 1997) per poi diventare due anni dopo, finalmente il n. 1 (un riscatto che potrebbe essere la sceneggiatura di un film di Scorsese). Un ragazzo che si difende con arroganza ma che quando va in finale a Parigi perde con un avversario molto meno forte di lui perche’ il toupet che nasconde la sua prematura calvizia si e’ staccato e rischia di perderlo durante il match. Un giocatore che sfida le regole e si presenta in campo con dei jeans strappati (poi la Nike suo sponsor ne trarra’ un certo beneficio commerciale). La consapevolezza, in eta’ adulta, dell’importanza per un giovane di studiare e quindi l’idea di aprire una ottima scuola-modello per ragazzi disagiati. Poi i rapporti con i suoi colleghi giocatori come Pete Sampras o Boris Beckern o Jim Curier a volte di grande rispetto e quasi amicizia (Pete Sampras) a volte di odio/antipatia e comunque anni luce diversi da lui specialmente dall’Agassi piu’ muturo degli ultimi anni. Insomma un libro che mi ha dato emozioni scritto con semplicita’ e ritmo: sono d’accordo con Baricco quando lo segnala come uno dei migliori di questi ultimi anni.