Questo libro è l'evento editoriale più atteso del 2011 e dopo averlo letto capisco il perchè. Quella di Victoria è una storia che ti cattura e non ti lascia più andare, fino all'ultima pagina. Ci si ritrova a soffrire con Victoria, ad immedesimarsi in lei percependo tutta la sua insicurezza e la paura dei contatti umani. Misantropia, è questo il temine che lei stessa da piccola ha riconosciuto come quello che la rispecchia maggiormente e il cardo campestre è il suo fiore. Attraverso le pagine di questo libro si entra a far parte di un mondo fatto di fiori e dei loro significati, dimenticati da troppo tempo. E' un peccato che si sia persa l'abitudine di comunicare attraverso i fiori perchè, a volte, possono dire più delle parole. Lo stile della Diffenbaugh è così scorrevole e accattivante che le pagine scorrono via senza accorgersene. Ho trovato la scelta dell'autrice di alternare le vicende della Victoria adulta con quelle della Victoria bambina molto ben riuscita. E' incredibile come l'autrice abbia saputo trasmettere le emozioni della protagonista, i suoi rapporti prima con Elizabeth, la donna che per prima le ha insegnato il linguaggio dei fiori e l'ha amata come una figlia,e poi con Grant, l'unico uomo che l'abbia mai amata e compresa. Mi ha particolarmente colpita l'amore tra Victoria e Grant, un amore delicato e forte al tempo stesso, che è riuscito ad abbattere tutte le barriere che gli si frapponevano, insegnando a Victoria a fidarsi e a credere nel futuro e soprattutto nella famiglia! Vi confesso che a un certo punto ho temuto che la vicenda non avesse un lieto fine e sono rimasta col fiato sospeso fino all'ultima pagina che ho chiuso sorridendo e con una sensazione di calore nel cuore. Era da tempo che non leggevo un libro così bello, con una storia profonda che scava a fondo nelle persone.