È un libro frammentato, spezzato, violentato, senza capo né coda, che racconta in prima persona un frammento di "vita " del protagonista, che si ritrova essere l'ultimo uomo della Terra. Due scenari: 1) l'apocalisse, con la relativa angelizzazione di tutta la specie umana e la condanna del protagonista, unico superstite in un mondo morto; 2) la beatitudine: il protagonista è l'eletto e tuti gli altri sono evaporati. Da qui "Dissipato Humani Generis". La verità però un'altra: il protagonista si è suicidato con un colpo di revolver in bocca e questo è il report distopico, sconclusionato, atemporale di quello che accade dopo lo sparo. Una serie di pensieri più o meno colti buttati là alla rinfusa. Un resoconto che si apre nel bel mezzo di qualcosa e si chiude senza una fine nel bel mezzo di qualcos'altro.