Rispetto ai precedenti lavori di Murakami, questo è il libro dove meglio vengono tratteggiate le figure femminili: le tre donne di Norvegian Wood rubano la scena alla figura maschile narrante, che nella sua caratterizzazione di base ricorda, a parer mio, il protagonista di "Ascolta la canzone del vento". È un libro di ricordi di gioventù, ricordi drammatici e sentimentali prevalentemente, senza mai scadere nell'obbrobrio della narrativa rosa. La penna di Murakami è sempre raffinata, leggera e nel contempo profonda: difficile staccarsi da questo libro, che ha la capacità di imprimere con forza nella mente del lettore le sensazioni e i personaggi che lo popolano. Capisco il "disagio" che "Norvegian Wood" suscitò nei lettori quando venne pubblicato per la prima volta: proverbialmente la narrativa di Murakami ha sempre avuto (e ha tuttora) una connotazione prevalentemente onirica, che è proprio uno degli ingredienti principali del successo dell'autore; i lettori abituati alle atmosfere senza tempo e senza luogo dei precedenti lavori si sentirono quasi traditi. Cosa c'entra un libro sentimentale, dopo i fasti di "Nel segno della pecora" e di "La fine del mondo e il paese delle meraviglie"? C'entra poco anche a parer mio (ma non è l'unico lavoro di questo genere nella letteratura di Murakami) e anch'io prediligo il filone onirico dell'autore, tuttavia "Norvegian Wood" non scade mai nel banale e l'accuratezza tipica dell'autore nel descrivere luoghi, atmosfere e personaggi fa di questo volume un'opera non minore. Non è dunque un esperimento poco riuscito, ma è un'opera atipica che pone in primo piano l'essere umano con tutto il suo groviglio di sfaccettature spesso dissonanti.