Lavoro monumentale della Stavrakopoulou, che insegue nel corso nel tempo le tracce dell'aspetto di dio (o degli dèi), in una lectio maior comparata sulle religioni. Splendente, giovane, forte, spietato, con gli occhi fiammeggianti e capace di infondere la vita così come di distruggerla; oppure vegliardo, canuto, anziano, assiso al suo trono divino, con l'occhio sempre vigile, ma ormai duro d'orecchi... L'iconografia divina presenta nel corso dei millenni caratteristiche che si ripetono e altre del tutto nuove, pezzo dopo pezzo: occhi, volto, capelli, barba, piedi, genitali, braccia... insomma, eseguendo un'"autopsia" sull'immaginario cadavere di un dio che per la nostra civiltà appare assente o addirittura morto (rispetto invece al dio dell'antico testamento o agli dèi delle civiltà precedenti, molto attivi e ben propensi a manifestarsi agli uomini), ecco delinearsi tra le pagine della Stavrakopoulou una presenza divina che, sfaccettata caratterialmente e mutaforma, ha accompagnato l'uomo fin dall'inizio dei tempi.