Senza lasciare traccia di Jodi Picoult L'autrice è forse più conosciuta per il romanzo La custode di mia sorella (diventato un film drammatico, in parte diverso dal romanzo); ma io la leggo da parecchi anni e la apprezzo soprattutto per come lascia che siano i suoi protagonisti stessi, a raccontarsi. Ad ogni capitolo cambia il punto di vista del narratore e a turno tutti i personaggi ci accompagnano per un pezzetto di strada. Delia è una donna adulta, fidanzata e con una figlia piccola. Orfana di madre viene cresciuta dal padre, un uomo buono, presente, che non le fa mancare nulla. Un giorno, però, la polizia bussa alla sua porta e Delia scopre che il padre l'ha rapita quando lei era troppo piccola per ricordare; a casa c'è una madre che l'ha sempre cercata per ventotto anni, un nuovo nome, un passato che potrebbe condizionare il suo futuro. E c'è la giustizia che incarcera il padre e lo giudica colpevole, in attesa del processo. Quante verità possono esistere? è questa la domanda centrale del libro, perchè Delia non ricorda e dovrà ricoscostruire ciò che accadde tra i genitori solo ascoltando le due versioni, cercando di recuperare la memoria. Anche noi faticheremo a scoprirla, fino all'ultima pagina, resteremo sospesi, seguendo il processo e parteggiando prima con uno e poi con l'altro genitore. Mi è piaciuto molto, non aspettatevi un thriller serrato perchè, pur essendoci un "mistero", l'autrice dà molta più importanza ai suoi protagonisti, a ciò che sentono e sperano, piuttosto che alla trama. Non aspettatevi neanche una Delia supersimpatica e neppure che ci siano buoni e cattivi nettamente divisi: Jodi Picoult ci insegna che, proprio come nella vita reale, il mondo è pieno di sfumature di grigio (alla faccia di mr Grey), di persone che cadono e si rialzano, di altre che agiscono con impulsività, insomma pieno di nodi che vengono al pettine, ma che non sempre si riesce a distriticare