"Ma io ho due motori che mi spingono nella vita. Il primo è l'amore del denaro e il secondo è l'odio della menzogna, e sarei pronto a morire io stesso sulla forca piuttosto che sacrificare la verità."
Dopo essere rimasta orfana, March Middleton si vede costretta a lasciare la sua solitaria casa di campagna per raggiungere Londra e il suo tutore legale: Sidney Grice.
Lui è un uomo solitario e scontroso che per vivere fa l’investigatore privato e quindi March si trova ad usare il suo acume per aiutare un riluttante Mr Grice nella soluzione di un nuovo caso misterioso e avventuroso.
“I delitti di Mangle Street” fanno parte di una serie di gialli ambientati nella Londra di metà ottocento. Sin dalle prime pagine è evidente la forte influenza del mitico Sherlock Holmes per quanto riguarda i personaggi e i casi trattati, ma adesso mi spiego meglio. L’ambientazione è pressoché la stessa, il carattere di Sidney Grice è irritante e snob ma nasconde una mente acuta e una capacità di osservare fuori dal comune: tutto questo vi ricorda qualcosa? Da appassionata dei romanzi di Sherlock Holmes queste caratteristiche assolutamente uniche e peculiari mi sono saltate all’occhio subito ma, complice la protagonista femminile che mi ha incuriosito e il caso davvero complesso, sono comunque riuscita ad apprezzare la lettura. Di solito questi rifacimenti strani mi lasciano davvero scontenta ma, in questo caso, ho addirittura deciso di proseguire la lettura della serie con le altre avventure dei due.
March è una ragazza sola ma realista con pochi grilli nella testa e, dopo la morte del padre, si ritrova a vivere con questo tutore che è un perfetto sconosciuto e per di più è sgarbato e insensibile. Insomma, il loro rapporto non è idilliaco, anche perché l’investigatore sottovaluta notevolmente la protagonista, ma pian piano, con la soluzione del caso, i apporti iniziano a cambiare e a diventare più amichevoli.
Insomma, ho trovato simpatica la protagonista, interessante il mistero da risolvere e divertente il rapporto tra March e Sidney.
"Nessun uomo ha il diritto di stabilire che un altro deve morire. Può imprigionarlo, se deve, ma spetta solo a Dio decidere della vita e della morte."