Il testo nasce dal desiderio di provare a raccontare, attraverso disegni e parole, la quotidianità, gli stati d’animo, le paure e le angosce vissute ai tempi del Coronavirus. Un evento che ha stravolto la vita di tutti gli esseri umani, rendendoli consapevoli della propria vulnerabilità e anche della propria condizione di precarietà. Le poesie e le immagini, contenute in questo libro, sono il riflesso di questa situazione: le ore che non passano, la gente imbavagliata, nessuno che chiacchiera, che si abbraccia, nessuna stretta di mano, silenzi. Ma sono anche versi e illustrazioni di speranza, che guardano oltre questo momento così complicato, al di là dell’abisso, appunto. Il titolo del progetto si riferisce a Panacea, personaggio della mitologia greca, dea e personificazione della "guarigione universale e onnipotente". Si diceva, infatti, che Panacea avesse una pozione con cui poteva curare tutti i malati. La parola è utilizzata, oggi, per indicare qualcosa in grado di risolvere un problema molto complicato.