“Tatiana&Alexander” è il seguito de “Il cavaliero d’Inverno” partorito dalla mente lucida e sognatrice di Paullina Simons. Alexander è ora prigioniero della polizia di Stalin, lui passa i suoi giorni con un'unica speranza e ricordo, i giorni passati con Tatiana e la speranza di poterla rivedere. Attraverso i suoi pensieri ci sì ripresenta un Alexander forte, possessivo, tenero, passionale che ci farà spazio nel conoscere la sua infanzia piena di retroscena. In America, Tatiana cerca di crescere il loro bambino cercando di ricostruirsi una vita, ma non riesce affatto in questa impresa, anche se è accerchiata da amici, giorno e notte è tormenta al solo pensiero di rivedere Alexander, le ferite non sono chiuse, le soffre e patisce, e come le più belle storie d’amore lei decide di andare alla ricerca del suo Alexander. Lei è una madre fantastica, sempre disposta a donare momenti di felicità seppur dentro stia morendo, l’incontro con Alexander è memorabile, simbolo di un distacco e di un ravvicinamento speciale, un unione, un completamento: l’amore che vince. In questo secondo libro c’è più drammaticità, e i due vivono questo incontro tra incertezze e dubbi di un nuovo distacco, la Simmons è abile nel descrivere sentimenti e passioni, anche se personalmente in questo libro ho visto molto del primo e per questo non l’ho apprezzato a pieno, in alcuni momenti mi è sembrato un po’ un rifacimento del primo con qualche colpo di scena. “Niente durava in Unione Sovietica. Niente durava dentro il suo cuore. Aveva passato gli ultimi cinque anni insieme a ragazzi che potevano morire da un momento all'altro, di fronte a lui. Morivano mentre copriva loro le spalle, mentre tentava di salvarli, mentre li riportava all'accampamento. I legami con loro erano sinceri, ma non duravano. Durante la guerra aveva capito meglio di chiunque altro quanto fosse fragile la vita. Tatiana era sopravvissuta alla fame, aveva attraversato il Volga tra le tormente di neve, era entrata nella tenda di Alexander per mostrargli che nella sua vita c'era qualcosa di duraturo. C'era un filo che non poteva essere spezzato dalla morte, dal tempo, dalla distanza, dal dolore, dalla guerra o dal comunismo. Non si poteva spezzare, gli diceva Tatiana. Finché io sarò viva, gli sussurrava tra le labbra, anche tu lo sarai, soldato. Ci credeva.”