Mi chiamo Lucy Barton, recensito da sofia su Bookville.it

Notizie sull'autore: ELIZABETH STROUT Vive a New York con il marito e la figlia, ed è originaria del Maine. Ha insegnato letteratura e scrittura al Manhattan Community College per dieci anni e scrittura alla New School. Suoi racconti sono apparsi in numerose riviste, tra le quali il «New Yorker». Con Amy e Isabelle (2000), acclamato da pubblico e critica, e vero e proprio caso editoriale, il suo primo romanzo, è stata finalista al PEN/Faulkner Prize e all'Orange Prize, e ha vinto il Los Angeles Times Art Seidenbaum Award per l'opera prima e il Chicago Tribune Heartland Prize. Con Olive Kitteridge (2009) ha vinto il Premio Pulitzer. Citiamo anche Resta con me (2010) e I ragazzi Burgess (2013). Nel 2016 pubblica con Einaudi Mi chiamo Lucy Barton. Sinossi:In una stanza d’ospedale nel cuore di Manhattan, davanti allo scintillio del grattacielo Chrysler che si staglia oltre la finestra, per cinque giorni e cinque notti due donne parlano con intensità. «Un romanzo perfetto, nelle cui attente parole vibrano silenzi. Mi chiamo Lucy Barton offre una rara varietà di emozioni, dal dolore piú profondo fino alla pura gioia». - Claire Messud, The New York Times «Strout si conferma una narratrice grandiosa di sfumate vicende famigliari, capace di tessere arazzi carichi di saggezza, compassione, profondità. Se non l’avesse già vinto con Olive Kitteridge, il Pulitzer dovrebbe essere suo per questo nuovo romanzo». - Hannah Beckerman, The Guardian Deve essere il sistema che adottiamo quasi tutti per muoverci nel mondo, sapendo e non sapendo, infestati da ricordi che non possono assolutamente essere veri. Eppure, quando vedo gli altri incedere sicuri per la strada, come se non conoscessero per niente la paura, mi accorgo che non so cos'hanno dentro. La vita sembra spesso fatta di ipotesi. - Elizabeth Strout Da tre settimane costretta in ospedale per le complicazioni post-operatorie di una banale appendicite, proprio quando il senso di solitudine e isolamento si fanno insostenibili, una donna vede comparire al suo capezzale il viso tanto noto quanto inaspettato della madre, che non incontra da anni. Per arrivare da lei è partita dalla minuscola cittadina rurale di Amgash, nell'Illinois, e con il primo aereo della sua vita ha attraversato le mille miglia che la separano da New York. Alla donna basta sentire quel vezzeggiativo antico, "ciao, Bestiolina", perché ogni tensione le si sciolga in petto. Non vuole altro che continuare ad ascoltare quella voce, timida ma inderogabile, e chiede alla madre di raccontare, una storia, qualunque storia. E lei, impettita sulla sedia rigida, senza mai dormire né allontanarsi, per cinque giorni racconta: della spocchiosa Kathie Nicely e della sfortunata cugina Harriet, della bella Mississippi Mary, povera come un sorcio in sagrestia. Un flusso di parole che placa e incanta, come una fiaba per bambini, come un pettegolezzo fra amiche. La donna è adulta ormai, ha un marito e due figlie sue. Ma fra quelle lenzuola, accudita da un medico dolente e gentile, accarezzata dalla voce della madre, può tornare a osservare il suo passato dalla prospettiva protetta di un letto d'ospedale. Lì la parola rassicura perché avvolge e nasconde. Ma è nel silenzio, nel fiume gelido del non detto, che scorre l'altra storia.https://www.ibs.it/mi-chiamo-lucy-barton-libro-elizabeth-strout/e/9788806229689 Cosa ne penso io: Elisabeth Strout è un'autrice che, una volta letto un suo libro, pensi di correre in biblio ad ordinarne subito un altro. Autrice che sa non solo scrivere, questo è ovvio, ma che sa catturarti nei pensieri dei suoi personaggi che diventano i tuoi pensieri, nel paesaggio che descrive anche se è solo una stanza d'ospedale come nel caso di Mi chiamo Lucy Barton.Lucy rimane, per una complicazione dopo l'operazione di appendicite,nove settimane un ospedale e inaspettatamente la mamma che non vede da anni la viene a trovare rimanendo cinque giorni e cinque notti con lei. Il libro si trasforma in un libro di storie raccontate dalla mamma. "Lucy, «Bestiolina», chiede a sua madre «raccontami ancora». E così la stanza anonima dell’anonimo ospedale newyorkese si popola di figure che arrivano dalla provincia."Narrare storie è il piatto forte di questa autrice e noi lettori ci immergiamo in esse e come un bambino chiediamo" ancora raccontami ancora!"Geniale! Insuperabile da leggere!

Ricordati che questa è l'opinione di un lettore e non rappresenta una recensione ufficiale del libro.

Di questo autore

2010
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Amy e Isabelle

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2010
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Resta con me

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2017
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Tutto è possibile

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2016
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Mi chiamo Lucy Barton

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