Kafka sulla spiaggia, recensito da josefk su Bookville.it

E’ tremendamente difficile diventare grandi, soprattutto se hai appena quindici anni e sei stato abbandonato da tua madre in tenera età, e vivi insieme a un padre che pensa solo a se stesso e se ne frega bellamente di te. Cosa puoi fare, in una situazione del genere? Sostanzialmente hai due possibilità: o subisci tutto passivamente, oppure reagisci in qualche modo. Tra le due opzioni, la migliore è la seconda, a meno che tu non voglia farti divorare dall’apatia. E una volta che hai scelto di ribellarti, non puoi più tornare indietro. E allora, cosa fai? Semplice: prendi un po’ di soldi, infili l’essenziale in uno zaino e via, parti all’avventura, da solo e senza rimpianti per quello che ti lasci alle spalle. Non sai cosa ti riservi il domani, ma tra la passività e l’incertezza, è sicuramente meglio quest’ultima. Vai lontano da casa il più possibile, con l’intenzione di non tornarci mai più. Strada facendo scopri nuovi luoghi e, soprattutto, incontri nuove persone, con cui puoi parlare e aprire il tuo cuore. Anche se non ti conoscono, loro ti ascoltano, ti comprendono e ti aiutano. Tutt’a un tratto la vita ti appare meravigliosa e il futuro si spalanca davanti a te. Sei libero come il vento e ti senti leggero come una piuma, tanto che ti sembra perfino di volare; puoi fare quello che vuoi e andare dove ti pare e piace. Non hai catene che ti tengano imprigionato in un posto né qualcuno che ti tarpi le ali. Il mondo è tuo, Tamura Kafka. Adesso sta a te decidere cosa vuoi fare da grande. Anche diventare vecchi è tremendamente difficile. La vecchiaia, infatti, può essere un inferno. Quando si è in là con l’età, le giornate passano tutte uguali, tanto che non si riesce a distinguerle l’una dall’altra; il tempo sembra immoto, come se si fosse fermato in un eterno presente, mentre il passato si allunga a dismisura e il futuro, per contro, si accorcia inesorabilmente. I giorni che ti rimangono da vivere diventano sempre meno, il respiro si fa più affannoso, le gambe iniziano a cedere, i riflessi si appannano, la mente si annebbia e i ricordi sbiadiscono negli oceani del tempo. Nessuno ti ascolta più, tutti ti considerano come un peso e perciò ti evitano, e alla fine rimani solo con te stesso. Prima di esalare l’ultimo respiro, però, anche se sei stanco e sfiduciato, hai ancora tempo per fare un’ultima cosa, che potrebbe dare un senso alla tua esistenza vissuta perennemente nell’ombra. E allora sbrigati, signor Nakata, fai quello che devi fare prima che sia troppo tardi, prima che la morte ti prenda con sé.

Ricordati che questa è l'opinione di un lettore e non rappresenta una recensione ufficiale del libro.

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