Guardate innanzitutto questo: http://www.youtube.com/watch?v=Pft6QPrbtXM Hugo Cabret è un bambino che vive in una stazione Parigina e che passa le giornate aiutando lo zio a regolare e aggiustare i grandi orologi che ordinano gli spostamenti dei pendolari. Qui Hugo conosce il vecchio giocattolaio della stazione,a cui inizialmente ruba pezzi e ingranaggi che gli servono per riparare un automa che il papà gli ha lasciato come unica e incredibile eredità e... beh per saperlo dovrete leggerlo. “Il tempo può fare strani scherzi. In un batter d’occhio un neonato compare dentro una carozzina, una bara scompare sotto terra una guerra viene vinta o persa, un bambino - come una farfalla – si trasforma in un adulto. E ciò che è successo a me. Un tempo ero un ragazzo di nome Hugo Cabret e credevo con tutte le mie forze che un automa rotto mi avrebbe salvato la vita. Ora che il mio bozzolo si è aperto e ne sono emerso, sottoforma di un illusionista chiamato professor Alcofrisbas, posso guardarmi alle spalle e dire che avevo ragione. L’automa scoperto da mio padre mi ha davvero salvato. Oro ho costruito un nuovo automa. Ho passato ore interminabili a progettarlo. Ho creato personalmente ogni ingranaggio, tagliato con cura ogni disco e modellato con le mie mani ogni pezzo meccanico. Quando gli si dà la carica, può fare una cosa che di certo nessun altro automa al mondo è in grado di fare. Può raccontare l’incredibile storia di Georges Méliés, di sua moglie, della loro figlia adottiva e di un amato orologiaio il cui figlio, da grande, sarebbe diventato un illusionista. Il meccanismo complesso all’interno dell’automa può produrre centocinquantotto disegni diversi e può scrivere, lettera per lettera, un libro intero, un libro di ventiquattromilacinquecento parola. Queste parole.” Romanzo, graphic novel, tributo alla nascita del cinema con immagini favolose che ti accompagnano nella lettura un libro per grandi e piccini davvero magico! La straordinaria invenzione di Hugo Cabret unisce parole e immagini in un modo davvero originale. Quando hai iniziato a lavorare al libro, sono nate prima le parole o i disegni? Come hai deciso quali scene illustrare e quali raccontare? Ho iniziato a scrivere come se fosse un romanzo tradizionale, pensando di inserire al limite un'illustrazione per capitolo. Ma mi piacciono i libri illustrati e il concetto di narrazione visiva, e mi sono chiesto cosa sarebbe successo se avessi illustrato un romanzo come un vero picture book. Ho sempre amato i libri di Maurice Sendak, dove le parole scompaiono e le immagini si impossessano della pagina. Ho pensato che sarebbe stata un'idea perfetta per Cabret, perché parla del cinema delle origini. Le immagini sarebbero state una serie di piccoli film muti proiettati sulle pagine. Quando mi è venuta quest'idea, sono dovuto tornare indietro per eliminare tutto il testo che avrei sostituito con le illustrazioni, poi ho creato dei modellini con le immagini in sequenza. “Forse è per questo che un meccanismo rotto mi rende sempre un po’ triste, perché non può far ciò per cui è stato creato. Isabelle raccolse il topolino, gli diede di nuovo la carica e lo rimise giù. Forse è lo stesso anche per le persone, continuò Hugo. Se perdi il tuo scopo è come se fossi rotto.”